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Petrolio ai massimi, allarme dei mercati

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Le quotazioni del greggio hanno sfiorato la soglia dei 64 dollari al barile. È il valore più alto dal 1983

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Le contrattazioni di ieri hanno riscritto tutti i primati precedenti, con il Brent che ha toccato un picco di 62,60 dollari al barile e il Wti che ha prima superato la soglia dei 63 dollari, per poi stabilire il nuovo record storico fermandosi a 63,85 dollari, il valore più alto dal 1983. Una nuova scossa, dopo che la scorsa settimana, per la prima volta, la quotazione del petrolio al Nymex aveva chiuso sempre al di sopra dei 60 dollari al barile - con un prezzo massimo di 62,50 raggiunto mercoledì - e il Brent, il greggio di riferimento europeo quotato sulla piazza di Londra, aveva superato i 61 dollari, segnando il nuovo massimo storico dalla sua introduzione, nel 1988. A spingere verso l'alto i prezzi è un insieme di fattori, dall'instabilità politica del Medio-Oriente alla crescente domanda di prodotti energetici. Le preoccupazioni più gravi riguardano il nuovo corso politico dell'Arabia Saudita, dopo la morte del re Fahd e la successione del reggente Abdullah. I sauditi hanno cercato di rassicurare i mercati, affermando che nulla cambierà nella loro politica petrolifera, ma restano i timori per l'instabilità che potrebbe caratterizzare il periodo di transizione, e per l'eventualità di attentati terroristici. Timori che gli Stati Uniti hanno mostrato di prendere molto sul serio, chiudendo per due giorni (ieri e oggi) le proprie sedi diplomatiche in Arabia Saudita, l'ambasciata di Riad e i consolati di Gedda e Dharan. All'origine della decisione - si legge sul sito dell'ambasciata Usa - le «minacce» agli edifici del governo americano. A ciò si sommano le tensioni con il governo iraniano, che domenica ha ripreso le sue attività nucleari, nonostante gli ammonimenti dell'Unione europea su possibili sanzioni internazionali. Proprio l'Iran, secondo produttore dell'Opec, la scorsa settimana aveva previsto un'imminente rialzo del greggio fino alla possibile quotazione di 70 dollari al barile. I mercati sono poi in allarme per la capacità delle raffinerie di tenere il passo della domanda di benzina e gasolio. Gli impianti Usa, che ormai da marzo lavorano a oltre il 90% delle loro capacità massime, si trovano in questi giorni a dover soddisfare richieste record. Le scorte di gasolio sono in diminuzione, elemento particolarmente preoccupante in un periodo, quello estivo, in cui la domanda Usa è tradizionalmente forte. E, come se ciò non bastasse, l'agenzia France Press segnala che negli ultimi giorni anche il caldo ha contribuito a complicare le cose, spingendo al rialzo la domanda energetica.

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