Solo casa e cellulari spingono i consumi
I dati diffusi ieri dall'Istat sull'andamento della spesa per consumi nel 2004 vanno letti in questo senso: gli italiani sono più attenti a contenere le uscite in alcuni settori - come quello dei generi alimentari, dove è possibile risparmiare, magari sacrificando un pò la qualità - ma non rinunciano a qualche "extra", come i telefonini, sempre più diffusi anche tra adolescenti e bambini. Nel mezzo un quadro sostanzialmente stabile, in cui ad aumentare in modo significativo sono solo le uscite per la casa e i trasporti. I dati. Su una spesa media mensile di 2.381 euro al mese (+3,2% rispetto al 2003, cui va però sottratto il 2,2% dell'inflazione e il calcolo del fitto figurativo), le famiglie hanno "investito" sull'abitazione 606 euro al mese (il 25,2% del totale) contro i 576 del 2003; ma se si aggiungono le bollette, gli acquisti di arredamento e elettrodomestici, si arriva ad un terzo della spesa totale. Senza contare il peso dei mutui, fuori dal calcolo dei consumi, che pure rappresentano per il 13% dei proprietari un esborso notevole. Quanto ai trasporti, ad essere tartassati sono stati soprattutto quelli privati, più gravati dal caro petrolio: dai 322 euro del 2003 si è passati ai 338 del 2004 (il 14,2% del totale). L'altra eccezione al ristagno generalizzato è insieme un dato economico ed un fenomeno di costume. Difficile definire altrimenti la passione degli italiani per il cellulare, che al Nord e al Centro ha portato la spesa per comunicazioni da 48,8 euro 50,5 euro: e ciò nonostante i prezzi del settore nel 2004 siano scesi del 6,4%. Le sorprese però finiscono qui. Perchè il confronto tra le diverse aree del Paese è solo l'ennesima conferma del divario tra il Nord, da una parte, il Centro e il Mezzogiorno, dall'altra. Nel Nord, infatti, la spesa media mensile è passata dai 2.536 euro del 2003 ai 2.689 (+6%) del 2004; al contrario, non si sono registrate variazioni significative al Centro (addirittura in leggera flessione, da 2.436 a 2.392 euro) e al Sud (da 1892 a 1915 euro). Ancora più marcate le diferanze se si guarda alle regioni: in testa la Lombardia, con 2.800 euro di spesa media, in coda la Sicilia con 1677 euro mensili per famiglia. Le reazioni. Inevitabile il coro di proteste dei sindacati e delle associazioi dei consumatori, così come la richiesta di interventi urgenti da parte del Governo. Adusfeb, Adoc, Codacons e Federconsumatori parlano di «famiglie massacrate dal carovita». La Cgil, con il segretario confederale Marigia Maulucci, denuncia il peggioramento «delle condizioni dei lavoratoti, delle donne e dei disoccupati meridionali». La Confesercenti ribadisce l'esistenza della «crisi della quarta settimana». E la Coldiretti dà la colpa dell'arretramento dei consumi alimentari all'eccessivo ricarico sui prodotti agricoli della rete commerciale. Infine, l'attacco dell'opposizione con Riccardo Villari, responsabile Mezzogiorno dela Margherita:«I dati Istat confermano che il Meridione paga a caro prezzo quattro anni di errori e di continuo disinteresse del governo Berlusconi». Ma per il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi si tratta solo di «polemiche pregiudiziali». «I dati - replica Sacconi ai critici del Governo - indicano una sostanziale stabilità al netto dell'inflazione» e fanno piazza pulita del catastofismo di chi parla di impoverimento.