Pensioni, la riforma del tfr sempre in bilico
Si vedrà oggi, allora, se il decreto legislativo sulla previdenza complementare reggerà all'urto del confronto tra il Governo da un lato, e sindacati e imprese dall'altro. Le premesse per la baruffa ci sono. I sindacati non digeriscono l'equiparazione tra fondi e polize, che invece l'Ania vuole difendere a costo di ricorrere alla Consulta; le imprese non accetteranno oneri aggiuntivi, dopo la perdita dei tredici miliardi del Tfr maturando; l'opposizione, Ds in testa, ritiene inderogabile una soluzione condivisa da tutti gli attori. I punti controversi. L'Antitrust ha comunicato alle Camere di condividere l'impianto del decreto sull'equiparazione delle forme di previdenza complementare: un punto in favore del Governo, anche se l'Authority ha rilevato la diversità dei costi e la necessità di «garantire una piena comparabilità delle diverse opzioni, e consentire una effettiva portabilità delle posizioni pensionistiche». Proprio il principio della portabilità, che permeterebbe al lavoratore di far confluire il contributo aziendale in fondi diversi da quelli stabiliti dalla contrattazione tra sindacati e imprese, è il cruccio di Confindustria, come il suovicepresidente Bombassei ha ribadito ieri sul Sole-24 Ore. In allarme c'è anche il mondo delle pmi, in cui ogni anno matura il 56% dello stock complessivo del Tfr maturando. Secondo la Cgia di Mestre «le misure compensative adottate dal Governo, per pareggiare la perdita del Tfr, rischiano di essere insufficienti e di aumentare così i costi di gestione delle aziende». E le impese contestano anche il regime fiscale fissato dal decreto, che aumenta la deducibilità dal 3% al 4% dal reddito d'impresa (il 6% per le aziende con meno di 50 addetti): troppo poco. Il nodo degli statali. L'altra secca sui cui rischia di incagliarsi la riforma è la posizione degli statali, per i quali la previdenz complementare è ancora tutta da costruire. «Le trattative non sono ancora iniziate - dice il segratario confederale della Cisl, Pierpaolo Baretta - anche se attendiamo la fissazione di un incontro con il ministro della Funzione Pubblica Baccini. Non è ancora tardi, i tempi ci sarebbero » . Il principale ostacolo da rimuovere è quello della "virtualità" del tfr dei lavoratori pubblici. «I dipendenti pubblici, a parte gli ultimi assunti, hanno una buona uscita al posto del tfr - precisa Baretta -, e questo comporta l'esigenzadi un ricalcolo complesso». Sulla stessa linea il segretaio confederale della Uil Adriano Musi: «Non possono esserci disriminzioni tra i dipendenti pubblici ed i lavoratori dele settore privato