RAPPORTO SVIMEZ

È il nanismo il problema delle imprese del Mezzogiorno, che hanno registrato negli anni '90 un processo di restringimento della scala produttiva più marcato che nel resto d'Italia. L'analisi, che si basa sui dati raccolti dall'Istat, è dello Svimez e fa riferimento al periodo 1991-2001. In dieci anni, nel Mezzogiorno si è passati dai 35,9 addetti per azienda del 1991 ai 27,9 del 2001, con un calo delle dimensioni medie delle imprese quantificabile in circa il 22%. Al Centro-Nord, invece, la diminuzione è di circa il 10%, dai 40,1 addetti del 1991 ai 35,8 del 2001. In particolare gli addetti dell'industria manifatturiera del Sud sono diminuiti del 2,8% (in totale 23.609 persone), a fronte di una crescita del numero delle aziende del 7,7% (pari a 9.904). Tra le imprese che contano da 1 a 9 dipendenti i lavoratori che hanno perso il posto sono stati l'1,1%, mentre il numero di aziende è cresciuto del 7,4%. Le realtà industriali più grandi (oltre mille dipendenti) sono invece diminuite sia come numero (-33%) che come addetti (-31%). In particolare, poi, l'allarme nanismo riguarda soprattutto le regioni che affacciano sul Mar Tirreno: in Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna il numero di aziende è infatti cresciuto dell'8,7%, mentre quello degli addetti si è contratto del 4,6%. In Abruzzo, Molise e Puglia, invece, il calo dei lavoratori è solo frazionale (-0,3%), mentre l'aumento delle aziende attive è consistente (+5,7%).