Maroni apre a modifiche sul tfr

Primo. Conferimento del Tfr secondo quanto già stabilito nei contratti collettivi per la previdenza complementare. Secondo. Lasciare la gestione del Tfr ai fondi di categoria e non a quelli aperti. Terzo. Disciplinare la portabilità per i lavoratori della quota del Tfr e dei contributi a carico dell'azienda e cercare meccanismi di compensazione per la quota di Tfr maturando. Il ministro si dice aperto alle eventuali modifiche anche perchè - sottolinea - senza l'ok delle parti la riforma non decollerebbe. Ma pone almeno 2 palettì: il primo è che lo spirito della delega venga stravolto. La seconda condizione è quella di trovare l'accordo del ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, nel caso in cui l'accoglimento delle richieste dovesse comportare un maggior esborso per le casse dello Stato. Questo perchè, spiega il ministro, «io non sono contrario a stanziare maggiori risorse, anzi io stesso ne avevo chieste. Ma in tal caso - puntualizza - ci vorrà l'accordo dell'Economia». In ogni caso il ministro si mostra ottimista sugli esiti del confronto: «Io sono ottimista sul fatto che troveremo una soluzione. Non sono preoccupato: stiamo lavorando per trovare la soluzione migliore sapendo che senza il consenso delle parti sociali la riforma non può partire; senza una compensazione efficace per le imprese non può partire; e che lo stesso sarà senza il coinvolgimento attivo del mondo delle banche e spero di tutta l'associazione bancaria». In particolare, le parti socilai chiedono che il meccanismo del silenzio - assenso non tolga centralità alla contrattazione collettiva. E che ai fondi categoria, che operno senza fini di lucro, sia accordata precedenza seguendo il modello applicato in Olanda. Inoltre, la portabilità deve essere disciplinata in modo più stringente. A ciò si aggiunge la richiesta delle imprese di trovare forme di compensazione per sopperire alla perdita del Tfr maturando. Ma su questo punto restano ancora da vincere le resistenze dell'Abi, contraria a limitazioni nella valutazione del merito del credito da parte delle banche.