di GIULIA CERASOLI CORRADO Calabrò prende la scure e va giù duro contro il duopolio Rai-Mediaset, la ...
Nella sala della Lupa a Montecitorio, siedono il capo dello Stato Ciampi, il presidente della Camera Casini, il ministro Landolfi, il sottosegretario Letta e poi Fassino, Petruccioli, Cattaneo, Confalonieri, Tronchetti Provera e Caltagirone. Il gotha della politica e della Finanza italiana lo ascolta per quasi due ore. E lui, presidente dell'Authority, alla sua prima relazione in Parlamento, bacchetta tutti, ma esprime grande entusiasmo per lo sviluppo delle tecnologie (tra cui il mercato satellitare che è in grande ascesa), della telefonia mobile (che non è mai stata così florida) e per la «svolta» del digitale terrestre. Ma tiene anche a sottolineare il nuovo ruolo dell'Authority, chiamata a dettare le regole e insieme a vigilare. Il mercato Tv per Calabrò è ancora troppo concentrato: i due gruppi maggiori rastrellano i tre quarti dei ricavi del sistema (rispettivamente 39,9% e 33,8%) e l'88% degli ascolti nell'intera giornata. In compenso, il digitale rappresenta «una svolta rivoluzionaria, almeno potenzialmente» perché apre «nuovi scenari per un maggiore pluralismo». L'innovazione, però, è più rapida delle norme e così la legge Gasparri, che ha lanciato il digitale, «era già superata quando venne emanata», sottolinea Calabrò. Nel mirino dell'Authority le norme sul conflitto di interessi che uniscono alla «generale debolezza sanzionatoria» alla «indeterminatezza di alcune prescrizioni». Dal presidente dell'Agcom un altro monito al Parlamento: serve «un riequilibrio della raccolta di risorse economiche fra mezzo televisivo e carta stampata». Ma non basta. Di fronte alla complessità dello scenario, l'Authority dovrà chiedersi «se e come disciplinare i nuovi mercati come quello offerto dalla pay tv sul digitale terrestre, o quello dei contenuti televisivi su piattaforme Adsl». A proposito di contenuti Calabrò dà una stocca a viale Mazzini. Non solo reclama il piano editoriale del canale digitale senza pubblicità, ma entra nel particolare. In sostanza, per il garante delle Tlc, non ha senso passare dall'analogico al digitale continuando a proporre il Grande Fratello o simili. Per lui i contenuti dovrebbero evolversi di pari passo con le tecnologie. E non è finita: appena varata la contabilità separata, è già in atto uno scontro tra Authority e viale Mazzini su chi sarà il revisore dei conti. La Rai vorrebbe mantenere la stessa società che certifica il bilancio, la «Price water house», perché conosce bene l'azienda, mentre Calabrò vorrebbe cambiare revisore per lo stesso motivo.