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Maroni: pronti ad accogliere le modifiche

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L'apertura sul provvedimento del ministro del Welfare, Roberto Maroni è stata confermata ieri nella riunione con le parti sociali. Il confronto proseguirà mercoledì 27 luglio e entro quella data il ministro ha chiesto che arrivino le proposte emendative delle parti. «Il testo non è blindato» ha detto Maroni nel corso dell'incontro, tornando a rassicurare le imprese sul fatto che «non ci saranno costi aggiuntivi». La questione delle compensazioni alle imprese è infatti il nodo più complicato, visto che con il conferimento del Tfr maturando ai fondi pensione le aziende dovranno rinunciare a una importante forma di autofinanziamento (13 miliardi di euro l'importo del Tfr che matura ogni anno). Su questo punto la Confindustria ha ribadito che il passaggio dovrà essere «a costo zero», e ha chiesto che siano date garanzie non solo sul costo del finanziamento alternativo al Tfr ma anche sulla sua entità. Un impegno che il sistema bancario non è disponibile ad assumersi: «la parola automatismo - ha detto il direttore generale dell'Abi, Giuseppe Zadra - genera equivoci. C'è il problema dei rischi connessi all'attività creditizia. Il costo dei rischi dev'essere preso in carico dal servizio pubblico». L'obiettivo è trovare un accordo entro la metà di settembre e riportare il decreto al Consiglio dei ministri per l'approvazione definitiva entro la fine del mese (la delega scade il 6 ottobre). Se la Confindustria ha apprezzato l'apertura del ministro come un «elemento importante», i sindacati affermano che verificheranno «se alle parole corrisponderanno i fatti» già dal prossimo incontro. In particolare, le organizzazioni dei lavoratori vogliono garanzie sulla corsia preferenziale per i fondi chiusi in caso di silenzio assenso (se il lavoratore non si esprime il Tfr dovrebbe andare nel fondo negoziale) e sul piano fiscale.

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