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«Ricucci fugge», e Rcs crolla. Ma non è vero

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Voci: «L'immobiliarista vuole svendere al Patto di via Solferino». E intanto Magiste sale oltre il 20%

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La Borsa si prende paura e il titolo perde in una sola seduta oltre il 4%. Una batosta per gli azionisti che hanno scommesso sulla scalata di Ricucci. Ma cosa c'è di vero dietro l'ipotetica ritirata lampo del numero uno della Magiste, arrivato quasi al 20% del più importante gruppo editoriale italiano per poi svendere le sue quote a quei soci del Patto di sindacato che gli hanno alzato davanti ogni tipo di fuoco di sbarramento? A quanto risulta a Il Tempo il dietro-front annunciato dalle colonne di Repubblica non sarebbe vero. Anzi, Ricucci non vende un bel niente e conferma l'intenzione di andare avanti, fino alla presentazione di un'Opa. Non è escluso che già nlle prossime ore venga diffuso un comunicato Consob per annunciare l'incremento della quota detenuta dal finanziere e immobiliarista romano. Certo, le voci di una prova di accordo tra lo scalatore e i pattisti Rcs girano da tempo (alcuni giorni fà Vittorio Feltri ci ha fatto una prima pagina del suo Libero), ma della notizia non c'è uno straccio di prova. È chiaro, se Ricucci avesse deciso di uscire dalla partita, mica lo va a spiattellare ai quattro venti. Però il tam-tam è continuo. E forse messo in circolazione ad arte. Così inizia a girare ogni tipo di ipotesi: Ricucci si è spaventato del "codicillo" deciso dagli azionisti del sindacato di blocco alla luce; Ricucci ha finito i soldi; Ricucci è stato stoppato dalle pressioni politiche... Fatto sta che da ieri gli azionisti di Rcs hanno cominciato a provare l'ebbrezza delle montagne russe, con il titolo che si è tuffato a capofitto, perdendo il 4,29%. Le voci, incontenibili, hanno dato addirittura per certa la chiusura del dossier Ricucci/Rcs, in vista dell'incontro del Patto previsto per il 14 luglio, data indicativa anche per un cda del gruppo. In un mercato rimasto per un giorno intero senza riferimenti, è bastato poco per far perdere diversi punti al titolo della società editrice del Corriere. Una seduta di vendite continue nell'indifferenza generale: bocche cucite dal quartier generale della Magiste. Ma altrettanto silenzio in casa dei grandi gruppi coinvolti nel Patto di Rcs. Soci che da giorni stanno tenendo contati sempre più fitti, mentre il patron del gruppo Pirelli e Telecom, Marco Tronchetti Provera, e il presidente Fiat Luca Cordero di Montezemolo avrebbero avuto un vertice proprio dedicato alla partita di via Solferino. A questo sarebbe seguito un contatto esplorativo tra le parti, con voci che accreditano sul fascicolo Guido Rossi per i grandi soci Rcs, e Natalino Irti per conto dell'immobiliarista. E sarebbe saltato fuori anche il nome di un possibileacquirente, il patron della Tassara, Romain Zaleski, socio Mittel al fianco di Giovanni Bazoli, forte delle plusvalenze miliardarie attese a breve dall'uscita da Edison. Trait d'union sarebbe Arnaldo Borghesi di Lazard, indicato al fianco di Ricucci nella partita Antonveneta e, secondo alcuni, in passato vicino a Zaleski in alcune operazioni (Lazard fu, con Deutsche Bank, advisor dell'Opa su Montedison di Italenergia). Ricucci - sempre secondo le voci circolate ieri - avrebbe inoltre indicato un prezzo per aprire una trattativa sulle proprie quote, ricordando i 4,4 euro pagati dal Patto alla Gemina dei Romiti. Da registrare, intanto, la volontà dei soci del Patto di sindacato di non alzare lo scontro con Ricucci sul piano legale. In giornata il Pm Francesco Greco, coordinatore del pool reati societari, ha negato che in Procura sia arrivato alcun esposto su Rcs da parte del Patto o della Consob. «Voi non ci crederete, ma è possibile», ha detto, incalzato in particolare sulle recenti accuse tra le parti di opacità e turbolenze finanziarie.

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