Ricucci mette a nudo i conti di Della Valle
L'altro ieri la replica a Luca Cordero di Montezemolo, ieri quella a Diego Della Valle. Oggi chissà, sotto a chi tocca. L'imprenditore marchigiano delle scarpe ha rilasciato un'intervista a Repubblica dove definisce Ricucci «un'invenzione di mezza estate, un ragazzotto che ha fatto il passo più lungo della gamba». E torna a chiedere di fare chiarezza sulle origini del patrimonio accumulato dagli immobiliaristi. Dicendosi sorpreso delle dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi che li ha «sdoganati». Ricucci risponde stizzito. «È ora di fare chiarezza anche sul "ragazzotto anziano" Diego Della Valle», un industriale «poco trasparente» che «non è nemmeno riuscito a raggiungere una posizione di leadership nel suo campo: le scarpe». L'immobiliarista romano passa poi al contrattacco: «Non capisco ancora come il "ragazzotto anziano" - afferma Ricucci insistendo sull'appellativo usato da Della Valle nei suoi confronti - possa continuare a parlare di alta finanza in settori che non gli competono». L'inventore delle Tod's è tornato a definire Ricucci «un imprenditore poco trasparente» e questo dà l'occasione al numero uno del gruppo Magiste, che è primo azionista di Rcs, terzo socio di Antonveneta e quarto di Bnl, di snocciolare qualche cifra sulle aziende di Della Valle: «Il suo gruppo capitalizza 1,219 miliardi di euro e lui ne controlla circa il 70% insieme con il fratello. Debbo ritenere che lui possieda un patrimonio di circa 700/800 milioni di euro. Come famiglia Della Valle». Mentre Magiste, tra asset immobiliari e partecipazioni finanziarie può contare su un patrimonio complessivo di 2,7 miliardi di euro. Ed è ormai prossima la quotazione in Borsa. Nel settore dove opera Della Valle, sottolinea Ricucci, «ci sono gruppi molto più importanti e dinamici: come Geox, con il suo brillante amministratore Mario Moretti Polegato, che capitalizza ora circa 2 miliardi di euro». Lo scenario si capovolge: questa volta è Ricucci a spulciare bilanci, partecipazioni e manovre affaristico-societarie degli avversari, che da mesi mettono in dubbio la sua solidità finanziaria e la trasparenza dei suoi conti. Parla della Dorint, la holding lussemburghese di Della Valle, «che possiede il 4,99 per cento di Bnl, il 3 per cento di Rcs e circa lo 0,50-0,70 per cento di Mediobanca. E quindi ha partecipazioni che a livelli attuali valgono circa 600-700 milioni di euro. Ci dicesse dunque con chiarezza il "ragazzotto anziano" - insiste Ricucci - perché detiene queste partecipazioni in Lussemburgo e come ha fatto ad acquistarle. Perché blatera di trasparenza e poi non le conferisce alla sua holding italiana?». Trasparenza appunto. È il nocciolo della querelle che ormai sta assumendo i tratti di una soap opera alla Dinasty. Ricucci è ormai stufo di essere accusato di essere solo un prestanome con alle spalle chissachì, uno scalatore garibaldino senza solidità di mezzi propri, un nebuloso affarista venuto dal nulla. Accuse che, fino a prova contraria, sono solo attacchi personali a chi, senza chiedere il permesso a nessuno e soldi alla mano, sta cercando di farsi strada tra i poteri forti dell'economia italiana. «Aspettiamo fiduciosi di sapere quanto è il livello di indebitamento della sua holding lussemburghese, visto che Della Valle non si è mai premurato di mostrarci i bilanci certificati della Dorint Sa. Evidentemente esiste una deroga, naturalmente valida solo per lui, a quella trasparenza che tanto invoca. I bilanci del mio gruppo - prosegue Ricucci - sono certificati dalla Price Waterhouse Coopers, anche se formalmente ciò non è dovuto in quanto il mio gruppo non è quotato in Borsa». Altro che "ragazzotto", insomma. Ricucci tiene la testa alta e sale perfino in cattedra per dare qualche lezione di fair play al salotto buono. «Sono d'accordo con Della Valle sul fatto che la regola del silenzio è d'oro. Infatti - conclude Ricucci - non ho mai rilasciato