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Miccichè: «Capitalia non è amica del Mezzogiorno»

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Il governo vara un fondo con Intesa, Unicredit e San Paolo per diminuire il costo del denaro

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Lo dicono anche i magistrati calabresi, che appena una settimana fa hanno inquisito Geronzi (questa volta però in compagnia di altri banchieri) per i maxi tassi applicati dalla banca a un'impresa locale. E adesso lo dice anche un ministro della Repubblica, Gianfranco Miccichè. Un ministro siciliano che ieri ha gettato alle ortiche ogni cautela e ha tagliato fuori l'istituto capitolino dall'accordo tra governo e grandi banche nazionali per sostenere lo sviluppo del Sud. Dunque saranno solo SanPaolo, Banca Intesa e Unicredit i partner dell'esecutivo per coprire la differenza del costo di denaro per investimenti tra Nord e Sud. Il governo, in sostanza, utilizzerà le risorse del Fondo imprese per colmare uno dei gap fondamentali del Mezzogiorno. Una quota dei fondi per le aree sotto utilizzate sarà così destinata a ridurre il costo del denaro per le imprese del Mezzogiorno. «Abbiamo preparato una proposta di fine legislatura che presenteremo a un tavolo comune», ha detto Miccichè. Tra le banche coinvolte non ci sarà però Capitalia. Il motivo, ha spiegato lo stresso ministro rispondendo poi ai giornalisti è che «in questo momento Capitalia non sembra una banca amica del Sud». In particolare Miccichè ha fatto riferimento all'attività dell'Irfis, l'istituto finanziario di cui è socia anche la Regione siciliana, che, secondo Micicchè «dovrebbe cambiare nome perchè non svolge più il suo compito, che è quello di essere un Mediocredito dell'imprese isolane, mentre invece investe fuori dalla Sicilia». «Per la Sicilia e il Mezzogiorno - ha aggiunto il ministro - si muove invece il Governo che era riuscito a chiudere un accordo per i Fondi strutturali Ue in aumento per l'Italia. Le regioni Obiettivo Uno erano scese da sei a quattro, con l'esclusione di Sardegna e Basilicata e la conferma di Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, ma i fondi erano stati aumentati da 17,650 a 18,390 miliardi di euro. Questo era il piano nostro e del presidente lussemburghese, ma i gravissimi contrasti tra Gran Bretagna e Francia hanno bloccato la trattativa». Il ministro ha poi parlato della legge 488 (presto potrà essere varata con i dovuti correttivi), di bonus occupazione (che si potrà chiedere prima di assumere non dopo la firma del contratto) e di credito d'imposta (stiamo lavorando per rendere più semplice l'accesso). Proposte accolte con interesse dal vice presidente di Confindustria Ettore Artioli, che ha apprezzato la disponibilità del governo a discutere dei provvedimenti con le imprese prima di vararli. «Questo - ha spiegato - eviterebbe critiche, come per la 488 e il credito d'imposta, e soprattutto di perdere tempo, che per le imprese è indispensabile mentre per la politica è inenarrabile».

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