La nuova Unicredit promossa dal mercato
E piace la "strana coppia" Alessandro Profumo e Dieter Rampl, i top manager dei due gruppi candidati a guidare anche la nuova superbanca. Incerti nelle prime battute, i titoli in Borsa hanno allungato il passo man mano che veniva presentata l'aggregazione. E a fine giornata il titolo di Piazza Cordusio ha chiuso in rialzo del 31,% tra forti scambi. Bene anche Hypo a Francoforte. Insomma, le azioni si muovono poco sotto il concambio di 5 a 1 dell'ops. Al mercato è piaciuto l'atteggiamento improntato alla cautela, senza balzi in avanti, alla base dell'operazione. La nuova banca avrà «un approccio conservativo», ha detto Profumo agli analisti. La crescita del dividendo «è piccola ma sicura», ha spiegato, facendo subito capire come si stia con i piedi per terra. «Creeremo valore», ha aggiunto. Poi, quando si sono esaminati i numeri del nuovo gruppo e le previsioni di un incremento medio annuo dei ricavi del 7% da qui al 2007 per un ammontare di 24,1 miliardi di euro, e di un utile operativo per il 2007 visto a 11,8 (+19%), la sala ha capito che il gigante del credito avrà bisogno dei suoi tempi, ma non poi così lunghi, per garantire - hanno rimarcato i due - una buona e continua redditività. Tra gli obiettivi c'è poi una forte riduzione dei costi. E qui Profumo ha parlato della riorganizzazione dei servizi, della divisionalizzazione, della riproposizione in Germania del modello Unicredit che così bene ha fatto in Italia e nei mercati dell'est (economie queste che crescono al ritmo del 5 o 6% annuo). Tagli in vista. Ci saranno anche da fare sacrifici sul piano del personale, che sarà tagliato del 7%. Su 139 mila dipendenti totali del gruppo, fa oltre 9.700 esuberi. Tanti, ma meno di quanto ci si possa aspettare da un'operazione del genere, aveva sottolineato già domenica scorsa Profumo. Purtroppo nel caso di Hypo «si tratta di esuberi addizionali a quelli già concordati nel vecchio piano di risanamento», ha notato Rampl, osservando però che si parla di qui al 2007 e che ovviamente non riguardano tutti la vecchia banca bavarese ma tutto il gruppo. In particolare, in Germania gli esuberi previsti sono del 7% sul totale del personale (circa 50 mila dipendenti), ma idem in Austria, il 2% in Italia, il 9% nei paesi Ue e il 33% nel network internazionale. In pratica, gli esodi saranno affrontati con incentivi, prepensionamenti e quant'altro. Ma molto si scommette anche sulla capacità del gruppo di crescere, grazie al previsto incremento dei servizi che dovrebbe attutire la riduzione del personale, creando «reddito e valore». Tra le priorità, in questo senso, c'è l'ampliamento delle intese di bancassicurazione con Munich Re, il colosso che al fianco di Hypo «ha supportato significativamente l'operazione», ha specificato Rampl. Così il panorama degli azionisti della nuova holding Unicredit vede una massiccia base di mercato. «È quasi una public company», è stato osservato. Post fusione, il mercato ha il 71%, le Fondazioni Crt e Cariverona rispettivamente il 5% e il 4,3%, Carimonte Holding il 4%, Allianz il 2,8%, Capital Group l'1,7%, Avz l'1,5%, Aviva la stesa quota, la Fondazione Cassamarca l'1,2% e Land Bayern lo 0,7%. Le reazioni. Per il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini «l'iniziativa di Unicredito è un esempio positivo per tutta l'italia». La fusione, ha aggiunto il presidente della Commissione trasporti e delle telecomunicazioni del Senato Luigi Grillo «premia le capacità strategiche e lo spiccato spirito imprenditoriale del vertice della banca italiana e nasce in perfetto accordo con le autorità di controllo italiane» (leggi Bankitalia). Per il direttore generale dell'Abi, Giuseppe Zadra, l'operazione è stata possibile «grazie alla capacità di Unicredit di riorganizzarsi». L'aggregazione tra Unicredit e Hvb - è invece il giudizio del sindaco di Roma, Walter Veltroni - dimostra «che l'Europa non è una minaccia, ma una opportunità» e che l'Italia «non è necessariamente destinata a fare la parte della preda».