Il motore del Paese è l'industria della casa
La corsa agli immobili non si arresta. E crea ricchezza per proprietari, Fisco e migliaia di artigiani
Ma il mattone è sempre più prezioso anche per Fisco e industria delle ristrutturazioni. Un comparto che dunque non genera solo rendite per i grandi gruppi immobiliari, ma anche ricchezza per un numero sempre crescente di proprietari e per migliaia di imprese. A tal punto che persino gli ambienti di governo più disponibili ad aumentare le tasse sulle rendite finanziarie hanno escluso (per ora) gli immobili da un possibile inasprimento fiscale. I conti più aggiornati escono dall'ultima ricerca del Censis. Oggi il valore del patrimonio immobiliare posseduto dalle famiglie italiane ammonta ad oltre 3.300 miliardi di euro. Ma possedere e gestire questo patrimonio costa sempre di più, tanto che per mantenere le loro case le famiglie spendono ogni anno complessivamente 50 miliardi di euro: in media 550 euro solo per riparazioni e ritocchi (per un totale di 5 miliardi) 35 miliardi per le ristrutturazioni e 9,8 miliardi per il pagamento dell'Ici (pari a 173 euro a testa). Dunque, nel triennio 2001-2003 sono finite in tasca a un esercito di imprese (in gran parte artigiane) enormi risorse destinate alla manutenzione. Con aumenti rilevanti: 15% in più per la tinteggiatura, 23% per la riparazione dell'impianto idrico, sanitario e del riscaldamento, 67% per la riparazione dell'impianto elettrico e 30% per la manutenzione e riparazione di porte, infissi e pavimenti. Alle spese per la manutenzione ordinaria, vanno aggiunte quelle per la manutenzione straordinaria o di ristrutturazione che, nel solo 2004, hanno raggiunto i 34,8 miliardi, ovvero il 51,6% del totale degli investimenti in abitazioni. Ma non finisce qui, perchè vanno calcolate anche le spese di natura fiscale. Nel biennio 2003-2004 secondo il Censis si è registrato un incremento dell'1,73% nel gettito Ici per un valore complessivo di 9.849 milioni di euro. Il gettito pro-capite è passato dai 170 euro del 2003 ai 173 del 2004, ma con una distribuzione differenziata per aree geografiche: 208 euro nel Nord-Ovest, 205 nel Nord-Est, 216 al Centro. Molto inferiore alla media quello del Sud ed isole dove arriva rispettivamente a 103 e 95 euro. Per soddisfare il desiderio di possedere una casa, nonostante i costi di manutenzione, gli italiani devono però sopportare anche il costo del mutuo, comunque più conveniente di un affitto. Secondo i calcoli del centro studi, infatti, l'affitto medio annuo supera i 5.800 euro, mentre la rata media annua del mutuo si aggira intorno ai 4.800 euro. Una differenza non indifferente, che spinge le famiglie all'acquisto. Intorno alla casa si è così sviluppata una vera e propria «economia del patrimonio». Tra compravendita, riparazioni, manutenzione e ristrutturzione delle abitazioni è nata, rileva il Censis, una branca specifica di servizi che conta 152 mila imprese, con 237 mila addetti e con un fatturato nel 2002 di oltre 29 miliardi di euro. Per il segretario generale del Censis, Giuseppe De Rita, tanta attenzione verso il patrimonio immobiliare, preferito ad altri investimenti produttivi e consumi, provocherebbe alcune distorsioni. Ma in realtà lo stesso istituto dimostra che dietro gli immobili si muove un esercito di imprese e professionisti.