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Allarme deficit, ma la Bce non tocca i tassi

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A suonare l'ennesimo campanello d'allarme è il rapporto sulle finanze pubbliche dell'Unione monetaria pubblicato ieri dalla Commissione europea. Secondo il rapporto ad essere in pericolo sul fronte del deficit sono anche Portogallo, Germania, Francia, Gran Bretagna e Grecia. Per l'Italia, «serve una forte correzione», ha detto la Commissione europea ricordando come, secondo le previsioni di primavera il rapporto deficit-Pil dell'Italia per il 2006 raggiungerebbe il 4,6% a fronte del 2% indicato nella nota di aggiornamento al Dpef predisposta dal ministero dell'Economia lo scorso settembre. Intanto, oggi la Banca centrale europea dovrebbe tagliare per la terza volta nel giro di sei mesi le proprie stime sulla crescita di Eurolandia. Ciò nonostante non dovrebbe esserci nessuna riduzione del costo del denaro, ormai fermo al minimo storico del 2% da due anni. Per quest'anno la stima di crescita dovrebbe essere ridotta all'1,4%. Il Consiglio direttivo dell'istituto centrale, che si riunisce a Francoforte, analizzerà come di consueto la situazione macroeconomica di Eurolandia, con particolare attenzione ai rischi per la stabilità dei prezzi nel medio termine. E con ogni probabilità dovrebbe concludere - come indicato, del resto, appena tre giorni fa dal presidente, Jean-Claude Trichet - che la lotta all'inflazione è un obiettivo troppo importante perchè possa essere sacrificato allo stimolo della congiuntura. Di un taglio dei tassi per rilanciare l'economia, quindi, proprio non si parla. Neppure dopo il no francese alla Costituzione che ha reso il Vecchio continente non necessariamente più debole, ma certo più vulnerabile dal punto di vista economico e carico di un'abbondante dose di incertezza in più riguardo al proprio futuro.

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