Ricucci verso il 20 per cento del Corriere
Caltagirone si tira fuori dalla scalata e cede la sua quota sul mercato. Il Patto ostenta sicurezza
L'immobiliarista romano esterno al patto di controllo del Corsera è cosi a tutti gli effetti primo socio del gruppo, davanti a Mediobanca (14,07%) e Fiat (10,2%). Intanto a sorpresa Caltagirone ha annunciato di aver ceduto negli ultimi quattro giorni il suo 2% di Rcs, con 38 milioni di plusvalenza, lasciando ben poco spazio alle voci che continuavano a indicare nel costruttore ed editore romano il vero regista degli acquisti targati Ricucci. Anche grazie ai titoli Caltagirone ceduti sul mercato (per la precisione il 2,047%) l'uomo delle quote potrebbe intanto aver comprato ancora. La seduta di Borsa si è chiusa con scambi ancora intensi per 24,3 milioni e pari al 3,3% del capitale votante. In calo le quotazioni (-2,73% a 5,875), in parte anche a causa delle 7,3 milioni di azioni proprie assegnate ai soci con i dividendi 2004 incassati nella giornata. Ricucci ritiene che ci sia «spazio per crescere ancora, finchè il titolo gira io compro - ha dichiarato in un'intervista a Repubblica - quando non ci saranno più azioni in giro la Consob ci dirà cosa dobbiamo fare». «Mi è sembrato determinato ad andare avanti in tutti i settori in cui opera», ha confermato anche il presidente emerito Francesco Cossiga, dopo una visita di cortesia di Ricucci nel mattino. Secondo quanto dichiarato dall'immobiliarista, l'investimento effettuato sino ad ora sul titolo (in carico a 4 euro) è stato di 450 milioni. Escluso poi un pegno di titoli alle banche per finanziare il rastrellamento. «Mi dispiace per lo sciopero - ha affermato poi Ricucci - io non voglio creare scompensi nel giornale, tuttavia io devo confrontarmi con gli altri azionisti non con i giornalisti». Dal patto, intanto, i messaggi raccolti nel parterre dell'assemblea di Confindustria non lasciano dubbi. «Sono tranquillissimo», ha detto il presidente di Mediobanca Gabriele Galateri. «Non siamo preoccupati, non ci sono incontri a breve», ha precisato Carlo Pesenti, consigliere Rcs e amministratore delegato Italcementi (il gruppo ha il 7%). Tra i soci sindacati, del resto da fonti qualificate nel patto, si ritiene comunque che una svolta nella vicenda possa essere imminente e a quel quel punto il Patto potrà valutare un incontro per decidere il da farsi. Circa l'ipotesi che a breve venga lanciata un'offerta ostile sulla società, Giampiero Pesenti, presidente del patto che controlla il 57,5% di Rcs (con facoltà di salire al 63%), commenta: «Se da una parte c'è un 57% che dice: noi siamo uniti e coesi, allora non capisco cosa vuol dire parlare di opa». «A nessuno è impedito di acquistare azioni - ha detto - questo non vuol dire che il sindacato non sia coeso e unito». «Quando qualcuno ritiene un'azienda ben condotta e si compra le azioni non c'è niente di male - ha messo in guardia intanto Diego Della Valle (nel patto con il 3%) -, ma la testa del Corriere non se la porta via nessuno». L'impegno dei soci sindacati è difendere l'indipendenza del quotidiano, ha ribadito, «se qualche politico aspetta il Corriere vada in vacanza». Resta sempre valida la domanda su chi c'è accanto a Ricucci nella scalata al salotto buono dell'editoria nazionale. Ieri ambienti vicini a Deutsche Bank Italia hanno affermato che l'istituto non ha, nè ha mai avuto rapporti creditizi con Stefano Ricucci o con società a lui riconducibili. La precisazione è giunta dopo ricostruzioni di stampa in base alle quali l'immobiliarista romano starebbe finanziando il rastrellamento su Rcs grazie ad alcuni istituti. Intanto, la futura sposa di Ricucci, l'attrice Anna Falchi, ha definito quello di via Solferino come il «quotidiano preferito in assoluto», a giudizio proprio e del fidanzato («il più grande gentleman che abbia mai incontrato», forse secondo solo a Gianni Agnelli secondo quanto ha detto l'attrice all'Espresso).