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«SI SI APPLICA la legge, il concerto non c'è».

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Dunque a Lodi si ostenta sicurezza, e ieri parlando in videoconferenza con il nuovo board dell'istituto veneto, l'ad Gianpiero Fiorani ha presentato i suoi progetti per il futuro della banca, mentre è stato dato mandato al presidente di nominare gli advisor sull'ops della Lodi. Intanto però l'attenzione resta tutta puntata sulla Consob, che forse già in giornata stabilirà se vi sono stati acquisti di concerto della banca padovana fra Popolare di Lodi e altri soci come Unipol, Emilio Gnutti e Stefano Ricucci. Un eventuale riconoscimento del concerto potrebbe portare la Popolare Lodi e gli altri soggetti coinvolti a dover lanciare un'opa obbligatoria su Antonveneta e renderebbe impugnabile il voto dell'assemblea dell'istituto veneto che ha nominato un cda dominato dai candidati della Lodi. Un colpo che riaprirebbe la strada all'offerta Abn a 25 euro (ora sostanzialmente fuori gioco) e vanificherebbe, o quantomeno metterebbe in serio pericolo, il progetto di integrazione fra Lodi e Antonveneta. L'ops prevista dal'Ad della Lodi prevede uno scambio fra azioni Antonveneta e obbligazioni e titoli del gruppo Bipielle valutati a 26 euro, con un'offerta che la stessa Lodi definisce «concorrente» rispetto a quella di Abn. Un'eventuale offerta obbligatoria in contanti sarebbe perciò, a detta degli osservatori, troppo onerosa per la Lodi già impegnata in un forte sforzo patrimoniale, a meno dell'intervento di un "cavaliere bianco" o della possibilità di lanciare un'offerta mista (contanti/azioni). L'unica alternativa possibile all'opa (per il fatto che ormai sono trascorsi più di 30 giorni dal superamento della soglia) sarebbe la dismissione della partecipazione da parte di Bpl e alleati sotto il 30%. Il destino della banca padovana è quindi nelle mani della Consob, che ieri ha riunito la Commissione per esaminare il materiale raccolto nelle scorse settimane. Il lavoro dell'organismo, che potrà disporre dei nuovi poteri assegnati dal ddl risparmio solo fra qualche giorno, ha tra gli elementi acquisiti anche la testimonianza dei protagonisti dell'operazione, tra cui lo stesso Fiorani, che avrebbe già dimostrato, carte alla mano, l'assoluta inconsistenza di un'accusa che nasce dai diretti concorrenti di Abn.

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