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Consumi in calo, Galbani affonda

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L'industria alimentare in crisi si aggrappa ai mercati dell'Est europeo

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L'azienda sta cercando di reagire incrementando la propria quota produttiva all'estero, e specificamente in Slovenia dove vengono realizzati prodotti caseari e dove il latte costa anche il 30/40 per cento in meno che in Italia. Basterà? L'impresa è da due anni in mano a un fondo di private equity inglese, Bc Partners, dopo essere stata acquistata negli anni Ottanta dalla Danone. Maurizio Manca, amministratore delegato, ha illustrato nei giorni scorsi la situazione del gruppo rispetto al preoccupante calo delle vendite registrato in questi ultimi mesi. Un calo particolarmente legato alla tentata vendita nel canale tradizionale e con meno entità alla grande distribuzione e al catering, che si sta riflettendo sulla produzione e sulla redditività del gruppo. Il numero uno della Galbani ha dichiarato la necessità di un tempestivo colpo di reni, puntando l'indice contro «lo scarso impegno che la rete vendita Galbani sta mettendo per recuperare questo trend negativo». Una crisi seria, fanno sapere i sindacati, confermata anche dal management che ha parlato di una redditività in picchiata e della necessità di una profonda riorganizzazione. L'azienda dà lavoro a 1.600 persone. Tra novembre e aprile la Galbani è stata oggetto di una profonda riorganizzazione che ha portato a 147 esuberi tra i venditori e a 105 tra i produttori, ossia il personale impiegato negli stabilimenti. Una cura dimagrante che, a quanto pare, non sta però producendo gli effetti sperati. «L'attuale proprietà - proseguono i sindacati - sta spingendo l'azienda verso un deciso recupero della redditività che, nei piani del management, dovrebbe servire per ridurre l'attuale esposizione finanziaria e il miliardo di euro che Bc Partners ha iniettato in Galbani. Ma si tratta di un obiettivo molto ambizioso, probabilmente troppo ambizioso se si considera la congiuntura negativa che sta vivendo il comparto alimentare e che vede tutti i gruppi, più o meno grandi, in difficoltà». Ma che per la Galbani stia suonando più di un campanello d'allarme lo conferma anche l'amministratore delegato della storica azienda casearia, Maurizio Manca il quale, nell'ultimo summit avuto con i sindacati alla fine di aprile, non ha usato mezzi termini: «O si recupera al più presto la redditività persa negli ultimi mesi o tutta l'azienda è a rischio». Parole foriere di tempesta che lasciano presagire ulteriori tagli occupazionali, subito respinti dai sindacati. Il prossimo incontro tra sindacati e management dell'azienda è previsto per il 10 maggio.

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