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Caro-petrolio, autotrasportatori al collasso

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Per colpa del caro petrolio, ma non solo, le 196 mila imprese italiane iscritte all'albo sono indebitate fino al collo: in media la perdita di ogni autotrasportatore si aggira sui 200 mila euro. A pesare sul bilancio dei "padroncini" è soprattutto il boom del prezzo del gasolio, ma anche tutta una serie di costi fissi che aumentano di giorno in giorno, come le tariffe autostradali. Inoltre il mercato è invaso dalla concorrenza a basso costo e così nessuno rispetta più le tariffe stabilite per legge per il trasporto delle merci. È un quadro disarmante quello messo in luce da Maurizio Longo, segretario nazionale della Fita-Cna, il sindacato degli autotrasportatori che conta oltre 35 mila iscritti. Per protestare contro questa situazione nei prossimi giorni potrebbe essere indetto l'ennesimo blocco dei trasporti (ieri hanno manifestato davanti agli stabilimenti Fiat gli autotrasportatori a bisarche). Veramente il settore è vicino al tracollo? Nel 34% dei casi le imprese lavorano in perdita e molte non possono nemmeno chiudere perché i loro bilanci sono ormai compromessi. Cosa fare? Bisogna intervenire subito sul costo dei carburanti. Dal 1° gennaio 2004 c'è stato un incremento del 28,9% dei prezzi, questo significa che per svolgere gli stessi servizi del 2003 gli autotrasportatori oggi devono spendere 8 miliardi di euro in più per il gasolio. Il presidente dell'Unione petrolifera, Pasquale De Vita, dice che i prezzi italiani seguono l'andamento internazionale e che non è ipotizzabile un blocco. Noi abbiamo fatto ricorso all'Antitrust perché crediamo che le compagnie petrolifere alzino i prezzi con pratiche concordate. Comunque bisogna innanzitutto sterilizzare l'aumento delle accise, che incidono sul 70% del prezzo dei carburanti e che negli ultimi quattro anni sono salite del 4%. Ma un intervento sulle accise provocherebbe problemi seri per i conti pubblici. È vero, ma va considerato che solo in questi primi mesi del 2005 lo Stato ha incassato 1,5 miliardi di euro di maggiore Iva, che si paga anche sulle accise. Questi soldi vanno redistribuiti ai cittadini e alle imprese di autotrasporto, non si può pensare di risanare i conti solo con la benzina. Ci sono agevolazioni sul costo dei carburanti per gli autotrasportatori? Sì ma non sono sufficienti. Il 29 novembre scorso il governo ha assicurato che nel 2005 il rimborso dell'accisa sarà di 43 centesimi al litro. Due giorni dopo le compagnie petrolifere hanno alzato i prezzi di 50 centesimi a causa dell'aumento dei costi industriali. I soldi che ci dovrebbero essere restituiti non coprono nemmeno questo ultimo aumento. Nei giorni scorsi il parlamento ha approvato la delega sulla riforma dell'autotrasporto che, tra l'altro, elimina le tariffe obbligatorie. Che ne pensate? Le tariffe non vengono aggiornate dal 2003, mentre aumentano benzina, pedaggi e costo del lavoro. Comunque ormai nessuno rispetta la forcella di prezzi stabilita per legge. A causa della presenza di alcuni autotrasportatori, soprattutto extracomunitari, che praticano prezzi stracciati, le altre imprese sono costrette ad adeguarsi non rispettando, tra l'altro, orari di lavoro, limiti di velocità e carichi massimi consentiti. A tutto discapito della sicurezza. Allora è una riforma inutile? Vedremo cosa succederà con i decreti legislativi. Bisogna creare un organo che vigili sul rispetto delle normativa e sulla concorrenza sleale a basso costo. In questo modo le tariffe aumenterebbero rispondendo a una logica di mercato.

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