Antonveneta, italiani in maggioranza
E soprattutto le idee molto chiare su cosa fare per valorizzare la banca di Padova, come hanno spiegato ieri i tecnici della Banca Popolare di Lodi in un lungo incontro nella sede romana della Consob. La visita è servita per discutere il prospetto informativo, obbligatorio quando un investimento di una società supera il 25% della propria capitalizzazione. Nel prospetto Fiorani illustra in tutti i dettagli il suo progetto per Antonveneta che punta all'integrazione con la banca padovana. Intanto, dopo settimane di rastrellamenti Lodi e gli altri soci italiani di Antonveneta puntano ora a riunire l'assemblea in prima convocazione sabato 30, nominare un cda "amico" e far così naufragare l'opa dell'Abn. Entra quindi nella fase finale la battaglia per il controllo della banca padovana che continua la sua opera di risanamento. Ieri il cda a Padova ha approvato i conti trimestrali che mostrano un utile netto in crescita del 46,2% a 121,1 milioni di euro. Nel consiglio c'è stato un confronto serrato fra i consiglieri che fanno riferimento ai due schieramenti, ma non sarebbero stati affrontati i temi legati alle procedure di votazione dei consiglieri nella prossima assemblea della banca. «Il fronte che si riconosce in Fiorani potrebbe già contare su oltre il 50% del capitale» necessario per convocare l'assemblea in prima convocazione, spiega una fonte finanziaria, mentre un'altra aggiunge che «i giochi per l'assemblea sono fatti e chi doveva comprare lo ha già fatto venerdì». Secondo tali fonti comunque «sarà difficile dimostrare l'azione di concerto vista l'attuale normativa che regola l'operato della Consob», e su cui Abn ha insistito nella sua offensiva legale che ha coinvolto anche, ma finora senza risultati, le istituzioni europee. Secondo i calcoli degli osservatori, al 42,6% detenuto ufficialmente dai soci italiani, che respingono fermamente ogni ipotesi di concerto, va aggiunta una ulteriore consistente quota calcolata intorno al 4-6%. Anche ieri Lodi ha ritoccato verso l'alto la sua partecipazione al 28,932%, mentre la Unipol, al 3,766%, potrebbe aver incrementato la sua quota al 5%. Un ulteriore 1% è accreditato a Ennio Doris, socio storico di Antonveneta e oppositore degli olandesi sin dalla prima ora, mentre una quota dell'1,99%, secondo voci di stampa non confermate, sarebbe in possesso dei bresciani Lonati, cui vanno aggiunte altre partecipazioni minori in mano a soci del Nord Est. Una massa di manovra che quindi sarebbe già nelle mani del fonte italiano o comunque fuori dalla disponibilità di Abn, che con solo il 18% del capitale, godrebbe però dell'appoggio dei fondi internazionali. Per il titolo Antonveneta comunque ieri è stata l'occasione di una pesante correzione al ribasso (-5,56% a 26,16). Le azioni eventualmente acquistate ora infatti non potranno essere utilizzate per l'assemblea chiamata a rinnovare il consiglio di amministrazione. «La liquidazione dei titoli acquistati in Borsa - ha spiegato un analista di una casa d'affari milanese - avviene dopo 3 giorni e quindi dopo il termine di giovedì per il deposito delle azioni necessarie a convocare l'assemblea. Chi doveva comprare - è stato sottolineato - lo ha già fatto». Per convocare l'assemblea in prima sabato prossimo, occorre infatti oltre il 50% del capitale e il fronte raggruppato intorno a Fiorani punterebbe appunto a convocare i soci a quella data, mentre Abn spinge per la seconda convocazione il 14 maggio, quando dovrebbe aver ottenuto le autorizzazioni da Bankitalia. Ma di fronte alla possibilità che Lodi arrivi da sola al 50,01% gli olandesi non possono rischiare di non presentarsi in assemblea e non votare i propri uomini. Dunque sabato sarà battaglia.