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Come cambia la Capitale: Istituzioni e imprenditori tracciano le priorità in un convegno

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Roma, corsa al futuro

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È questo lo scenario disegnato dal Censis e dal Cles, i due istituti ai quali il Comune di Roma si è affidato per conoscere come sarà la Capitale di qui a dieci anni e che è stato presentato alla prima giornata del convegno «Roma al 2015» in corso all'Auditorium (oggi la giornata conclusiva). Ne abbiamo parlato con uno degli studiosi, il consigliere del Cles, Paolo Leon. Quali settori contribuiranno allo sviluppo della città? «Abbiamo individuato 5 settori che rappresentano il 30% del totale degli addetti operanti a Roma. Sono Cultura e tempo libero; Turismo; Communication tecnology; Informatica e Terziario avanzato (servizi privati, professionali). Il grosso del contributo allo sviluppo economico deriva in gran parte da questi settori che hanno la capacità di produrre per il mercato interno ma anche per quello nazionale e internazionale. Possiamo prevedere un aumento del mercato del lavoro tra i 400.000-500.000 addetti ma a condizione che ci sia un maggior ingresso delle donne. La crescita occupazionale sarà legata anche alla presenza di immigrati. Sta cambiando la società e il mercato del lavoro. Occorre quindi fare una politica del welfare - più asili nodo e più aiuti alle donne in casa - ma anche di svuiluppo». Che tasso di crescita prevedete? «C'è uno scenario tendenziale che ipotizza una crescita del 2,3% l'anno tra il 2003 e il 2015. Un dato che è più elevato di quello nazionale. Roma ha dimostrato un dinamismo migliore specie nel settore dei servizi, del terziario pubblico e privato. Ma, ripeto, è necessaria una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro perchè gli non sono in grado di dare un ulteriore contributo all'incrementodell'occupazione. Stimiamo inoltre una minore crescita del settore dell'edilizia che finora ha avuto un grande impulso, controbilanciando la perdita di posti di lavoro nel manifatturiero. Il ciclo immobiliare si sta chiudendo e stimiamo un aumento di 22.000 addetti. Ci sarà un'esapnsione del terziario avanzato grazie anche all'esternalizzazione dei servizi della pubblica aministrazione». Quali sono le criticità? «Innanzitutto la dimensione media delle imprese. Sono troppo piccole. La crescita si aiuta sviluppando una finanza d'impresa. Le banche devono imparare a aiutare le piccole imprese più di quanto hanno fatto finora. Il tema della finanza è cruciale. Basilea2 può essere un pericolo perchè se i parametri della redditività d'impresa e sono quelli di settori che non sono quelli dell'economia romana, i problemi ci sono, eccome. Inoltre bisognerebbe fare concertazione anche di filiera e non solo di categoria. A Roma siamo di fronte a micro imprese e quindi non ha molto senso limitarsi a discorsi di categoria. Ci vuole un maggior collegamento tra grandi e piccole aziende e questo si fa con una concertazione di filiera. Tra le priorità c'è il problema delle infrastrutture. Trasporti e mobilità sono le grandi urgenze della città». Quali iniziative dovrebbe avviare il Comune a favore delle imprese? «Il Comune potrebbe promuovere la concertazione d'impresa. Quanto al problema delle infrastrutture c'è una carenza di risorse finanziarie. C'è un programma in corso di attuazione ma sarebbero necessari ulteriori fondi. Certo non aiuta la politica del governo di stretta ai trasferimenti agli enti locali».

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