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Professioni, arriva lo sconto sulla parcella

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La riforma Vietti prevede fino al 20%. Ma i consumatori insistono: le tariffe vanno liberalizzate

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Anzi, ad eccezione degli avvocati, che hanno aggiornato i listini nel 2004, le parcelle applicate da tutte le altre categorie sono bloccate da anni. Addirittura dal 1987 per gli architetti, dal 1992 per medici e consulenti del lavoro, al 1994 per commercialisti e periti industriali. Più fortunati i notai (fermi al 2001), mentre psicologi e chimici, in assenza di un tariffario, prendono come riferimento gli onorari di categorie simili. Dall'Unione europea alle associazioni dei consumatori, passando per uno schieramento trasversale alle forze politiche, il sistema degli onorari bloccati per legge è indicato però come un freno alla concorrenza e una delle cause del caro-vita. Di qui la proposta di liberalizzare le tariffe, generalmente bocciata da Ordini e associazioni professionali. I nuovi limiti. In questo braccio di ferro, si fa largo l'ipotesi avanzata nella proposta di riforma delle professioni, la cosiddetta "Vietti bis". Se il testo diventerà legge, le parcelle dei professionisti non potranno sforare oltre il 20% in aumento o ribasso rispetto alla tariffa ministeriale. «Nella stesura del progetto di riforma - ha spiegato lo stesso Vietti - si sono seguite le indicazioni della Commissione europea sulla libera concorrenza. Per tutelare gli interessi generali, quindi, è stato introdotto un valore da non superare, lasciando comunque alla competenza dei consigli nazionali e del ministero l'iter di formazione delle tariffe». Il dibattito. «Il sistema tariffario delle libere professioni in Italia deve stare sotto controllo, senza però introdurre elementi obbligatori», spiega Gaetano Stella, presidente della Consilp (la Confederazione delle principali associazioni sindacali professionali). «Sicuramente - ha aggiunto - è utile il sistema della parcella minima, ma poi deve essere fatto un controllo anche su quelle massime. Quello delle tariffe è un problema da risolvere anche per il presidente del Cup, il Comitato unitario delle professioni che rappresenta gli ordini tradizionali, Raffaele Sirica. Contrario all'ipotesi di liberalizzare le tariffe Remo Danovi, membro del Consiglio nazionale forense. «Non sono d'accordo - spiega - con chi ritiene di assicurare un vantaggio ai clienti con la cosiddetta libera contrattazione. Lasciare il cittadino a una scelta personale, magari in base all'offerta più bassa, è sbagliato. La proposta Vietti - continua Danovi - si pone a metà strada tra la completa liberalizzazione e l'attuale sistema. Un buon compromesso, che però deve cercare di tutelare il cliente da criteri tariffari troppo liberi». Ordini in campo. «Bisogna andare oltre il concetto di tariffa rigida e preordinata, tutelando però il cliente», sostiene pure Bruno Barzellotti, consigliere nazionale dell'ordine dei notai. «Siamo contrari alla liberalizzazione selvaggia delle tariffe, anche se un parametro di riferimento deve valere solo come indicazione», dice invece il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, Antonio Tamborrino. «Il nostro ordine - aggiunge Tamborrino - è l'unico ad aver liberalizzato le tariffe, prevedendo un livello minimo indicativo e non obbligatorio, che non vada a scapito del servizio prestato». Ma c'è chi non si rassegna al caro-tariffe dei professionisti. «Le parcelle gravano sulle tasche degli italiani», tuona il presidente dell'associazione dei consumatori Adusbef, Elio Lannutti, secondo cui invece il settore ha bisogno di una piena liberalizzazione.

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