Tango bond, prime adesioni
Con l'eccezione del Giappone, nei tanti altri paesi del mondo interessati, dall'Argentina agli Stati Uniti all'Europa, hanno preso il via ieri le procedure di concambio, il cui volume determinerà, nel giro di sei settimane, il successo o no dell'operazione con la quale Buenos Aires spera di chiudere la partita. Ma la presa di posizione del ministro dell'Economia Domenico Siniscalco, che ha accusato Buenos Aires di aver fatto un'offerta troppo avara ai risparmiatori, ha messo in allarme il ministro dell'Economia argentino Roberto Lavagna, che nei prossimi giorni spedirà un suo vice in Italia. Intanto, in Argentina le prime adesioni sono giunte dai Fondi pensione locali (Afjp). Le richieste riguardano tutti i tre i bond, che sostituiranno quelli in default, cioè anche quelli alla pari, destinati agli investitori privati. D'altra parte, poichè per quelli quasi pari in pesos, destinati agli Afjp, vige la clausola «il primo che si presenta, per primo sarà esaudito», tra ieri e lunedì, i Fondi pensione - ai quali sono iscritti 8 milioni di argentini - aderiranno tutti. In pratica ciò significherà un'accettazione al concambio di titoli per circa 13,5 miliardi di dollari, il 18,5% del totale. Scontata, inoltre, l'accettazione da parte di banche e assicurazioni che operano in Argentina. Tutti sono concordi nell'affermare che lo scoglio più duro per il governo sarà il mercato italiano, dove, in pratica, si registrano, e di gran lunga, le maggiori polemiche ed i rifiuti ad aderire al concambio - pur se, secondo l'ambasciatore argentino a Roma, Vittorio Taccetti, il call center installato nella capitale «ha avuto oggi (ieri, ndr) 3.500 consultazioni in quattro ore».