Il Tesoro decide sull'offerta Ipse
Oppure se mettere i bastoni tra le ruote di un'operazione che in fin dei conti non è certo troppo vantaggiosa per le casse pubbliche, visto che tra sconti fiscali dell'acquirente (200 milioni) e cessione delle frequenze Umts lo Stato alla fine incasserà meno di quanto avrebbe potuto. Per oggi, dunque, è atteso il parere dell'Agenzia delle entrate a cui è stata richiesta una valutazione - in gergo un interpello - sulla possibilità per il gruppo elettrico di consolidare le perdite che fanno capo alla società di tlc proprietaria delle frequenze Umts. E il giudizio sarà quasi certamente positivo, visto che i rappresentanti del Tesoro in consiglio di amministrazione dell'Enel hanno avallato l'operazione. La possibilità di mettere a bilancio in rosso di Ipse rappresenta per l'Enel la condizione sine qua non per portare in porto l'acquisizione. Il consolidamento delle perdite della società di tlc produrrebbe infatti per la società guidata da Paolo Scaroni un beneficio fiscale che potrebbe servire a rimpinguare la già ricca politica dei dividendi destinati agli azionisti. Primo tra tutti il ministero del Tesoro che, tra la quota detenuta direttamente e quella indiretta tramite Cassa spa, ha in portafoglio il 40% dell'Enel. Ma non solo. L'acquisto delle frequenze di Ipse, destinate a Wind, avrebbero anche l'ulteriore vantaggio di aumentare il valore della società di telefonia del gruppo elettrico, in rampa di lancio verso la quotazione (lo stesso Scaroni ha annunciato l'Ipo entro 20 mesi). E quindi di tradursi in un ulteriore vantaggio per gli azionisti Enel nel momento in cui le plusvalenze della cessione di Wind saranno destinate a remunerare le cedole. La partita di giro è comunque complicata. La cessione di Ipse all'Enel significa infatti, da un lato, concedere i 200 milioni di benefici fiscali. Ma anche incassare sotto forma di dividendi e recuperare quegli 826 milioni che Ipse deve ancora allo Stato quale saldo per le frequenze Umts. Soldi che - senza l'operazione Enel - potrebbero sfumare nel tempo nei meandri giudiziari di un fallimento annunciato della società. Il pagamento dei 792 milioni di euro, promessi dall'Enel, consentirebbe infatti ai soci di Ipse di onorare il debito, chiudendo una partita che ha visto la società lasciare sul terreno circa 3 miliardi. L'Acea, intanto, ha già dato il via libera alla cessione delle sue quote Ipse all'Enel.