OGGI e domani riprende la trattativa per il contratto dei bancari.
Nono solo. Nello studio si dice anche che il costo del lavoro è superiore a quello di altri Paesi europei ed è la causa della minore redditività degli istituti italiani. Tutti argomenti che i sindacati sono pronti a smontare. Ieri, appena diramato il rapporto, la Fabi ha lanciato un altolà all'Abi. «Se l'Abi intende presentarsi al tavolo della trattativa con questo documento e convicerci che non c'è spazio per aumenti, noi non ci stiamo. La parte economica è scaduta dal 2003» ha affermato il segretario generale del sindacato Cristina Attuati. Insomma si prepara un altro incontro di fuoco ma che sarà anche il termometro dello stato della vertenza. Questi sono gli ultimi due incontri prima della pausa natalizia. Nel rapporto l'Abi insiste sul fatto che nei prossimi anni, «occorre mantenere una costante attenzione all'efficienza del sistema ed evitare un ulteriore divario a livello europeo». L'analisi dell'Associazione bancaria si incentra sulle riorganizzazioni aziendali connesse al recupero di competitività degli operatori e fa il punto sui principali aspetti di gestione delle risorse umane e sulle dinamiche del costo del lavoro. Le banche italiane - si legge nel Rapporto - registrano una redditività inferiore a quella di istituti di altri Paesi. Pesa principalmente un maggiore costo medio unitario del lavoro che in Italia si attesta sui 63.000 euro rispetto ai 60.000 della media europea e ai 42.000 della Gran Bretagna. Una differenza che si conferma anche nel peso del costo del personale sul totale dei costi operativi, particolarmente elevato e pari ad oltre il 64% rispetto al 57% per le concorrenti europee e al 49% per le banche della Gran Bretagna. «L'impulso della concorrenza e delle privatizzazioni degli ultimi anni - afferma Maurizio Sella - ha favorito per il sistema bancario italiano significativi progressi nella dimensione media delle imprese e nella gamma di servizi offerti». È fondamentale, prosegue il presidente Abi, un mercato del lavoro efficiente e dinamico, «regolato da norme chiare e flessibili che contribuiscano al rilancio della competitività italiana. Con la riforma Biagi si sono comunque fatti importanti passi avanti». Anche sul fronte previdenziale - prosegue il Rapporto - è indispensabile che i processi di riforma in atto, con l'innalzamento dei requisiti pensionistici, garantiscano la piena funzionalità del Fondo di solidarietà del credito. L.D.P.