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Fiat e Gm pronte a divorziare

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L'annuncio in tempi stretti. Detroit disconosce l'obbligo a rilevare il Lingotto

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Il Lingotto, nell'incontro di ieri (attesissimo al punto da convincere i protagonisti a un blitz in una località tedesca dribblando i cronisti a Zurigo) ha infatti calato sul tavolo della Casa di Detroit l'asso del diritto di esercitare, quando e come lo vorrà, l'esercizio della put option, ma gli americani hanno ribattuto che non la ritengono più valida per la vendita della Fidis e per la ricapitalizzazione di Fiat Auto. Resta ora da capire quali saranno i tempi del divorzio e soprattutto se si arriverà alle vie legali (a giudicare la validità dell'accordo sarebbe un corte americana) o ad un accordo finanziario che soddisfi entrambe le parti (la Fiat vorrebbe oltre un miliardo di euro per rinunciare all'opzione). Put a gennaio. Una sola cosa è al momento certa: il 24 gennaio 2005 scatta per il Lingotto la possibilità di esercitare la put option, cioè il diritto di Fiat di vendere, tra il 2005 e il 2010, l'intero settore auto alla Gm, che al momento ne detiene circa il 10%. La separazione potrebbe essere definita entro quella data, ma non è escluso che possa essere annunciata anche molto tempo prima. Magari anche già oggi con un comunicato congiunto. È stata comunque una partita dai contorni da film giallo quella che Torino e Detroit hanno giocato ieri nell'atteso faccia a faccia svoltosi in Germania in una località nei pressi del lago di Costanza e preceduto da una settimana di messaggi attraverso la stampa internazionale. Un andamento che è stato apprezzato dalla Borsa, dove il titolo Fiat ha guadagnato il 3,24% a 6,04 euro. Le due delegazioni, capeggiate da Richard Wagoner, numero uno della Gm, e Sergio Marchionne, amministratore delegato del Gruppo Fiat, è iniziato intorno alle 15 ed è terminato alle 19. Oltre a loro c'erano Devine e Henderson per gli americani e, sul fronte italiano, l'ad di Fiat Auto Herbert Demel, i manager Alfredo Altavilla e Eugenio Razelli ed i legali Roberto Russo e Giorgio Fossati. Ad infiammare la giornata c'è stata anche l'indiscrezione che oggi, giorno in cui scade la moratoria di un anno che i due Costruttori si erano dati per risolvere la questione della put option, la Fiat avrebbe annunciato la volontà di esercitare l'opzione, ma la Casa torinese ha immediatamente smentito. «Non è previsto alcun annuncio relativo all' esercizio della put option» ha detto un portavoce del Lingotto. Benefici sul rating. Secondo l'agenzia di rating Standard & Poor's, l'esercizio della opzione put da parte di Fiat nei confronti di General Motors potrebbe generare un innalzamento del rating del Lingotto malgrado l'assenza di una corresponsione di denaro significativa da parte della casa di Detroit, plausibile per convincere Fiat a non esercitare la clausola. «Se Fiat esercitasse l'opzione 'put' - si legge in un report - potrebbe determinarsi un upgrade anche in assenza di una corresponsione significativa di denaro da parte di General Motors, assumendo che Fiat non resti esposta» all'andamento del settore Auto e alle sue debolezze. S&P sottolinea poi che «se l'opzione fosse svuotata in seguito ad una disputa» vi sarebbe «necessità di ricalibrare il rating di Fiat alla luce di ogni cambiamento delle sue strategie e degli effetti sulla sua flessibilità finanziaria» in particolare in relazione ai creditori «i quali potrebbero divenire meno fiduciosi nella Fiat e, quindi, meno dispostia sostenerla». Marchionne in un'intervista pubblicata ieri dal Financial Times ha sostenuto che il velato avvertimento della Gm di poter lasciare fallire Fiat Auto, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro, se costretta ad assumerne il controllo, non sta in piedi sia economicamente, sia politicamente. E questo perchè l'alta efficienza delle fabbriche italiane sottoutilizzate potrebbe consentire loro di avere lavoro in più, costruendo auto per il resto dell'impero Gm.

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