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ZURIGO - Le campagne di Glattbrugg, sobborgo di Zurigo dove ha sede la filiale europea della General Motors, sono ghiacciate.

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Il faccia a faccia tra i due top manager, che si svolge dopo una settimana di schermaglie sulla stampa internazionale, è previsto alle 14 in occasione dell'ultimo steering committeè del 2004, il tradizionale incontro trimestrale di verifica dell'andamento dell'alleanza industriale. E arriva proprio all'indomani della riunione a Torino dell'Accomandita Giovanni Agnelli che, sotto la presidenza di Gianluigi Gabetti, ha tracciato un bilancio sull'attività. «Non si è parlato di auto», si è affrettato a dichiarare al termine Gabetti. Nei giorni scorsi era stata paventata anche la presenza di Marchionne, ma forse proprio per non confondere i livelli diversi dei due incontri (quello industriale e quello dei soci della cassaforte di famiglia) l'ad del Lingotto è rimasto nel suo ufficio a definire gli ultimi dettagli per oggi. D'altronde sarebbe stato difficile parlare agli azionisti delle strategie future della Fiat alla vigilia di un incontro così delicato come quello con gli americani dove potrebbe accadere di tutto. C'era invece Lapo Elkann, il nipote del defunto Avvocato e manager di Fiat Auto, che alla domanda se la Casa automobilistica sarà venduta, ha risposto: «Credo proprio di no, io ci lavoro». All'ordine del giorno della riunione elvetica, che avviene in contemporanea ad un incontro tecnico in programma a Milano tra le otto banche che hanno concesso il prestito convertendo da tre miliardi di euro alla Fiat, c'è ufficialmente un'analisi del bilancio delle due joint venture, Powertrain (motori e cambi) e Purchasing (acquisti), siglate quattro anni fa. Ma inevitabilmente questi argomenti saranno trattati, sul fronte Fiat, da Herbert Demel, amministratoere delegato del settore auto, e dai manager Alfredo Altavilla ed Eugenio Razelli. Wagoner e Marchionne scenderanno in campo per discutere della put option, cioè il diritto di Fiat di vendere, tra il il 2005 e il 2010, l'intero settore auto alla Gm, che al momento ne detiene circa il 10%. La casa di Detroit ha più volte detto di non avere nessuna intenzione di comprare il 90% del settore auto del Lingotto, mentre la Fiat ha ribattuto che l'opzione è un suo diritto e che, se lo riterrà opportuno, ha tutta l'intenzione di esercitarla.

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