Bnl, le cordate in guerra chiamano Fazio
Segnale della Bbva: per ora niente ricorso all'Antitrust contro il divieto a crescere nell'istituto
E quindi bocche cucite. Tanto che qualche componente, come Aldo Minucci, ha minimizzato: «Ci siamo scambiati gli auguri di Natale». Ma di clima natalizio nella banca di via Nazionale se ne respira ben poco. La cordata riunita attorno al costruttore-editore Francesco Gaetano Caltagirone ha di fatto una quota superiore a quella in mano all'attuale governance dell'istituto. E con un'eventuale convergenza della Popolare di Vicenza e del Monte del Paschi di Siena (di cui Caltagirone è consigliere di amministrazione) può in teoria mandare a casa il presidente Luigi Abete. Ovviamente, tra la teoria e la pratica c'è di mezzo il via libera della Banca d'Italia, che oggi è il vero arbitro della sfida tra i due blocchi: da una parte Bbva, Generali e la Dorint di Diego della Valle, che compongono il Patto di sindacato, e dall'altra i soci del contropatto: Caltagirone, Danilo Coppola, Giuseppe Statuto, Stefano Ricucci, Giulio Grazioli, Vito Bonsignore e, sembra, l'imprenditore italo-argentino Marco Macrì. Un cartello, quest'ultimo, che non ha nessuna intenzione di fare regali. E ieri ha ufficializzato l'incremento della quota in mano a Vito Bonsignore, salito al 2,712% di Bnl tramite la sua controllata Gefip. Bonsignore, inoltre, ha la facoltà di rilevare un'ulteriore quota del 2,682% entro il 28 dicembre prossimo. Pertanto la sua quota potenziale è del 5,394% che dopo l'aumento di capitale scenderebbe al 3,957% del capitale con diritto di voto. La palla, dunque, ora è in mano a Bankitalia. Fazio, che adesso tutti tirano per la giacchetta, dovrà dire sì o no ad entrambe le cordate. Il Patto di sindacato chiede di bloccare Caltagirone & company, in quanto la legge impedisce ai soci di carattere industriale di salire sopra il 15% delle banche, e unendosi questo gruppo ha quasi doppiato quella soglia. Il Contropatto chiede invece di stoppare gli spagnoli del Bbva, che non avrebbero problemi a incrementare il loro pacchetto di azioni, superando la soglia del 15% che Fazio non vorrebbe far superare alle banche estere che "comprano" in Italia. Una linea che a Bbva non piace. Tanto che ieri l'istituto ha comunicato di voler «sostenere sempre Bnl», anche se non è un mistero che è pronto il ricorso a Bruxelles per aggirare la regola di Bankitalia a difesa degli sportelli italiani. Secondo Juan Perez Calot, che siede nell'Esecutivo di Via Veneto in rappresentanza del colosso del credito spagnolo, ci sono però i margini «per fare qualcosa prima» di ricorrere all'Antitrust e, quindi, dichiarare una guerra pericolosa a Via Nazionale. Il riferimento potrebbe essere a un'intesa, rilevano alcuni, capace di evitare uno scontro molto costoso e dagli esiti imprevedibili. Intanto la tregua armata continua a premiare la contendibilità della banca e ieri i titoli Bnl hanno chiuso con un rialzo dell'1,33% a 1,983 euro con scambi (37,5 milioni) ancora molto elevati.