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di GAETANO PEDULLÀ GIOCHI fatti per il riassetto del gruppo Telecom, che con una maxi ...

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Dopo i cda, chiamati questa mattina a ratificare gli accordi dei giorni scorsi, questo pomeriggio il presidente del gruppo, Marco Tronchetti Provera illustrerà i particolari dell'operazione. In particolare sarà spiegato perchè il mercato non debba temere l'indebitamento della nuova società, che dopo la fusione tra Telecom e Tim arriverà a circa 45 miliardi, visto che l'Opas dovrebbe essere pagata tutta in contanti. Per il momento però la Borsa non sembra preoccupata. Venerdì scorso (nelle sedute di ieri e oggi i titoli sono stati sospesi dalle contrattazioni di Piazza Affari), le quotazioni si erano allineate ai livelli di prezzi circolati secondo le indiscrezioni. Il verdetto finale del mercato arriverà così mercoledì. Soddisfatte anche alcune grandi aziende del settore delle telecomunicazioni, come Alcatel, Siemens e Cisco, che ieri hanno promosso l'integrazione fisso-mobile derivante dal riaccorpamento di Telecom e Tim. Ma tra gli operatori circola anche un'altra domanda: se la fusione farà bene sul piano industriale, perchè anni fa si è arrivati alla scissione? Tornando agli aspetti finanziari, la maxi-operazione sarà sostenuta da un prestito da 10 miliardi di euro, gestito da Unicredit, Intesa, Capitalia e Mediobanca e altre banche. L'Opa prevede l'acquisto a 5,55 euro del 30% delle azioni non in mano a Telecom (che ha il 55,6% di Tim), mentre il restante 15% sarà scambiato con un rapporto tra 1,7 e 1,8. L'offerta riguarderebbe inoltre la totalità delle azioni di risparmio. Ma il percorso dell'operazione non è stato fra i più facili. Se i Benetton hanno dato domenica il loro via libera di massima all'operazione, ancora ieri sera non sembrava del tutto chiarita la loro adesione all'aumento di capitale da 2,3 miliardi previsto per Olimpia, la holding che possiede il 17% di Telecom Italia e che dovrà reperire nuove risorse per non diluire eccessivamente la propria quota. Dubbi pure tra le banche, con Alessandro Profumo, ad di Unicredit (che controlla l'8,4% di Olimpia così come Intesa e che non dovrebbe aderire all'aumento), che dalla Cina ieri ha confermato l'esistenza ancora di qualche difficoltà.

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