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Acquedotti, servono 50 miliardi

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Il Comitato di Vigilanza mette in evidenza le carenze della rete

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Ma nel settore del servizio idrico integrato sono ancore molte le incognite che potrebbero giocare un ruolo sulle tariffe. "I livelli tariffari previsti in Italia - si legge nel secondo rapporto del Comitato di vigilanza sulle risorse idriche - si collocano in una fascia medio bassa rispetto alla media delle città europee". Ed è possibile prefigurare scenari molto diversificati su scala locale "in dipendenza della disponibilità o meno di finanziamenti pubblici a fondo perduto". Quel che appare certo è che nei prossimi anni saranno necessari oltre 50 miliardi di euro di investimenti per adeguare alle esigenze il servizio di acquedotto, fognatura e depurazione. La previsione del Comitato di Vigilanza costituito in seno al ministero dell'Ambiente e presieduto dall'economista Gilberto Muraro, si basa sull'attività di programmazione messa a punto da quegli enti, gli Ato (ambiti territoriali ottimali) che nei prossimi anni si sostituiranno alle competenze degli ottomila comuni italiani. Ad oggi gli Ato sono 41, meno della metà di quelli previsti dalla legge Galli del '94. Dalle loro stime è deducibile però un dato significativo: il fabbisogno di investimenti per acquedotti supera i nove miliardi, un settore "adeguatamente sviluppato" che assicura un grado di copertura del servizio pari al 96 per cento rispetto all'utenza finale. "Mentre si evidenziano situazioni di arretratezza in riferimento ai servizi di fognatura e depurazione a cui verranno destinati rispettivamente 7 e 3,9 miliardi". La fotografia scattata dal Comitato di vigilanza d conto anche delle realtà che risultano più scalpitanti quanto a programmazione degli investimenti. "Nel complesso mentre le zone del sud e quelle insulari sono impegnate sul fronte del servizio di acquedotto, il nord dedica più risorse alla depurazione. Differenze che esprimono le naturali divergenti condizioni di partenza dei servizi: non vi è dubbio infatti che in casi di inefficienze gravi tali da comportare anche l'interruzione della fornitura, viene generalmente data la precedenza al fabbisogno legato all'erogazione di risorsa idrica piuttosto che alla raccolta o al trattamento dei reflui". Ma quali sono i soggetti che scalpitano sul fronte degli investimenti? Circa il servizio di acquedotto Roma ha investimenti programmati per 757 milioni di euro, seguita a ruota da Catania e dall'ambito territoriale Sarno-vesuviano. Quanto alla rete fognaria in pole position ancora l'Ato Sarno-vesuviano (992 milioni di euro) e al secondo posto quello della Capitale (838 milioni). A Roma anche la maglia rosa degli investimenti nel servizio di depurazione (ci sono in ballo investimenti programmati per 421 milioni di euro), l'Ato di Torino (410 milioni) e di nuovo l'Ato Sarno-vesuviano (341 milioni). * Per Il Velino Ambiente

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