"L'UFFICIO studi della Banca d'Italia rappresenta un unicum nel quadro europeo - spiega Alfio Noto, oggi ...
Ma, al di là degli interventi periodici sulla politica economica del Paese, questa forte capacità di ricerca quali produzioni ha creato? "Be', tante, tante cose. La prima che mi viene in mente è, insieme, la più imponente e la più recente: la storia economica del sistema bancario italiano promossa da Ciampi nel '92, per il centenario dell'Istituto, e pubblicata da Laterza in 40 volumi di autori vari: un evento editoriale di levatura internazionale". E la biblioteca di Bankitalia, che valore ha? "Inestimabile: ed è importante che sia aperta agli studenti universitari o a chiunque abbia documentabili esigenze di ricerca. E' al pian terreno di via Nazionale, e si è arricchita 10 anni fa del patrimonio librario personale di Sraffa, scomparso da poco, che stava per essere acquistato dalla london School of Economics". Ma Bankitalia è anche sinonimo di moneta. "E infatti, sempre al pian terreno di Palazzo Koch c'è il Museo della moneta, un'esposizione unica, in sette grandi sale, diviso in 11 sezioni, con circa 50mila pezzi straordinari….". E opere d'arte, quadri? "Be', su questo fronte ci sono banche commerciali molto meglio dotate di Bankitalia, che ha delle belle opere, dell'800 e del '900, ma niente di confrontabile ad esempio con le collezioni della Carialo o della Banca commerciale. Ricordo il San Damiano, che campeggia dietro la scrivania del governatore, o un paio di quadri importanti del Balla. Ma insomma, non è quello pittorico il maggior pregio delle proprietà artistiche e culturali di Banca d'Italia". Insomma cultura significa soltanto, o prevalentemente, studi e ricerche, per via Nazionale? "E' così. Quando Menichella assunse la direzione dell'Ufficio Studi, prima della guerra, e poi con Einaudi, l'impulso scientifico che ne provenne fu straordinario. Non dimentichiamoci che il primo modello econometrico mai pensato in Italia venne varato dall'Ufficio Studi sotto Carli nel 70, il famoso M1B, modello 1 di Bankitalia". Si dice che la Banca d'Italia sia assimilabile alla celebre "Ena" parigina, la scuola per i dirigenti della pubblica amministrazione francese. Cosa ne pensa? "Be', i fatti lo dimostrano. Ma fu soprattutto il governatore Baffi a spingere verso la nascita di una scuola di alta dirigenza amministrativa ed istituzionale, perché si rendeva conto che la Banca svolgeva in qualche modo un ruolo suppletivo. Baffi esortava la Bocconi a prendere l'iniziativa, ma non avvenne. E invece dal nostro Ufficio Studi sono usciti personaggi che hanno poi assunto ruoli-chiavi nell'industria, nel credito, nelle assicurazioni, per poi spesso passare al mondo della pubblica amministrazione. Concentrandosi invece sul mondo creditizio Carli promosse la Sadiba (Scuola di automazione per dirigenti bancari), creando a Perugia una sorta di master al quale hanno studiato tutti i migliori banchieri italiani".