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Il futuro di Rcs Media Group legato ai bond di Impregilo

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Ma fa 90 anche a Milano allorchè si parla di RCS Media Group e soprattutto del «Corriere della Sera», che in fondo è la vera materia del contendere, e che Bazoli, d'accordo con Prodi, e Profumo un po' meno deciso - anche se vicino, come idee a Rutelli - volevano sottrarre a Cesare Romiti. La paura è che spingendo l'acceleratore sulla pretesa di far uscire dal ponte di comando i Romiti, usando come strumento di pressione i bond in scadenza di Impregilo, si sarebbe finito per spingere Cesare Romiti fra le braccia di Silvio Berlusconi. Quest'ultimo finora è rimasto alla finestra a guardare, senza fare alcuna mossa, ma - suppongono le banche - se Impregilo dovesse chiedere a lui una mano, troverebbe una porta aperta. E' quindi preferibile mantenere lo status quo, vista l'attuale equidistanza di Cesare Romiti da Prodi e Berlusconi, piuttosto che far pendere la bilancia tutta da un lato. D'altro canto, la risposta di Cesarone a chi gli faceva pressione ricordandogli il bond è stata decisa: innanzitutto il peso maggiore cui far fronte scadrà nel 2005, e poi un'azienda di costruzioni non si giudica sul rapporto fra capitale e indebitamento ma fra questo e il portafoglio ordini. Quello dell'Impregilo è abbastanza ben fornito, e se parte tutto il programma di infrastrutture previsto dal Governo, il carniere sarà ancora più pieno. Qualcun altro dell'entourage aggiunge che «non esistono soltanto le banche italiane a questo mondo, e una socieetà con quelle prospettive di lavori può benissimo trovare altrove orecchie attente». Negli ambienti che seguono da tempo gli affari di Gemina si fa notare che rimproverare a Gemina «errori e perdite» significa dimenticare che prorprio negli anni 95-96 sotto la presidenza Pesenti la società registrava una perdita di 1.500 miliardi. E nessuno aveva l'ardire di fiatare.

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