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È ora di uscire dall'incertezza e di ricominciare a investire in innovazione

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Un'autoregolamentazione etica per evitare altri casi Parmalat. L'etica deve diventare un fattore di competitività. E poi basta pessimismo. L'Italia non è in declino industriale». Il ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano ci riceve nel suo studio al ministero. Sta preparando il discorso che terrà all'assemblea della Confindustria di giovedì prossimo, quella che vedrà l'esordio del nuovo presidente Luca di Montezemolo. In questa intervista anticipa i contenuti dell'intervento. Dall'industria alle ripercussioni del caro benzina sull'inflazione, ai crac finanziari, parla a tutto campo. Gli industriali temono il taglio agli incentivi, sarà una decisione inevitabile? «Gli incentivi non saranno eliminati ma sfoltiti. Occorre selezionare gli incentivi che sono di stimolo all'innovazione, alla ricerca e agli investimenti. Mi riferisco alla legge 488 e ai contratti di programma». Lei sostiene che non c'è declino industriale ma l'economia marcia a rilento. I numeri parlano chiaro. «Ed è proprio sui numeri che sfido i pessimisti. Nell'ultimo biennio sono nate 192.000 nuove imprese e sono stati creati 842.000 posti». Ma l'Istat dice che sono quasi tutti impieghi di basso livello. «È vero ma l'alternativa è la disoccupazione e poi è stato ridotto dell'1% il tasso di povertà. Anche questi sono risultati. Insomma non c'è declino industriale ma una trasformazione strutturale dell'economia. Sta crescendo il terziario e la maggior parte è costituito di servizi alle imprese. Abbiamo 1 impresa ogni 9 abitanti. L'aggancio alla ripresa è vicino. Ma alle imprese dico svegliatevi, datevi una mossa, uscite dall'incertezza, tornate a investire soprattutto in ricerca, innovazione e idee. Il governo ha fatto la sua parte, ha creato i presupposti perchè ci possa essere questo colpo di reni da parte delle imprese. Mi riferisco ad alcuni provvedimenti come lo snellimento delle procedure, i contratti di localizzazione, la politica di internazionalizzazione». Ma sulle imprese pesa anche l'ombra scura degli scandali Parmalat e Cirio. Che fare per ristabilire la fiducia? Non dovrebbe essere il governo a dare delle regole che impediscano il ripetersi di scandali finanziari? «Alle imprese dico: datevi un codice etico. L'etica deve essere il limite dell'economia e può diventare un fattore di competitività». Quando vedrà il commissario straordinario della Parmalat, Enrico Bondi per l'esame del piano di ristrutturazione? «Dovrei incontrarlo a giorni, forse venerdì». L'aumento del prezzo dei carburanti e le ripercussioni che può avere sull'inflazione non rischiano di compromettere la ripresa? «Bisognerebbe fare pressing sui Paesi produttori di petrolio affinchè il prezzo del petrolio non sia espresso in una sola moneta, ma magari in una media di varie monete, in modo da evitare che l'effetto del cambio faccia aumentare il prezzo». Ma lei aveva promesso misure sulle accise per frenare l'aumento della benzina, che fine hanno fatto? «Io posso proporre ma la decisione spetta a Tremonti. Un paio di giorni fa ho scritto al ministro dell'Economia indicandogli un meccanismo di intervento sulle accise. Queste dovrebbero diminuire quando il prezzo del petrolio sul mercato sale e, viceversa, salire quando cala. Così le entrate complessive dello Stato non ne risentirebbero e si avrebbe un effetto di stabilizzazione sul prezzo finale. Insomma ci stiamo lavorando sopra». Un altro fattore di penalizzazione per le imprese è l'euro forte. «L'euro ha portato tassi d'interesse così bassi come non ne vedevamo da decenni ma di contro sta penalizzando le esportazioni. Forse bisognerebbe adottare una politica monetaria simile a quella degli Usa». Conferma l'aumento della bolletta elettrica del 2% da luglio? «Non è ancora detto ma voglio ricordare che il petrolio è cresciuto del 25%». Crisi Alitalia, linea dura con

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