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Banche, l'Adusbef si allea con la Fabi: «No ai titoli-truffa»

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Lo dice l'Associazione dei consumatori Adusbef, ora co-protagonista nella trattativa per il rinnovo del contratto dei bancari. Nella vicenda l'organizzazione non si è intrufolata da ficcanaso, ma con regolare biglietto d'invito del sindacato più rappresentativo della categoria (un terzo dei lavoratori), la Fabi. In settimana sindacato e consumatori faranno le loro richieste. Il segretario generale della sigla autonoma, Enrico Gavarini, le anticipa: «La banca deve comportarsi in maniera trasparente ed etica nella vendita dei prodotti, è una sicurezza per il consumatore. Il cliente deve essere informato se un titolo è a rischio e deve essere invitato a non acquistarlo. È un criterio di responsabilità sociale che vogliamo sia inserito nel nuovo contratto dei bancari e che se fosse stato applicato prima, tanto per capirci, i crac Parmalat e Cirio non avrebbero ingoiato i risparmi di tanta gente». L'equazione che il sindacato vuole dimostrare è: se l'Associazione bancaria italiana (Abi) farà orecchie da mercante ignorando la questione della «responsabilità sociale» è perché gli istituti bancari vogliono arraffare i risparmi dei correntisti senza offrire loro alcuna garanzia, facendo a pezzi il rapporto fuciario che prima legava il risparmiatore alla sua banca. E qui entrano in ballo i consumatori. Il presidente dell'Adusbef, Elio Lannutti (ieri premiato a Milano dall'associazione degli abruzzesi che tributa onori ai corregionali che hanno fatto bene il proprio lavoro), va oltre, punta il dito contro il sistema degli incentivi: «I bancari - dice - devono essere esonerati da ogni responsabilità nel caso di vendita di prodotti-truffa. Le banche, a loro scelta, cioè unilateralmente, riconoscono a certi dipendenti incentivi superiori a volte allo stipendio annuale. E se il bancario si rifiuta di vendere i titoli-spazzatura viene licenziato. È già successo. I sindacati devono impedirlo. La verità - conclude il presidente dell'Adusbef - è che le banche vorrebbero fare ciò che vogliono perché pensano che nessuno le possa giudicare». «Il sistema degli incentivi - incalza il segretario aggiunto della Fabi, Cristina Attuati - può essere discriminante e creare un'ulteriore turbativa sulla qualità del servizio». La parola all'Abi.

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