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Rcs, si amplia il fronte del no alla scissione

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E cresce il fronte del «no» alla separazione tra Quotidiani e Libri, dopo che alcune valutazioni dai tecnici messi in campo nelle ultime settimane ne avrebbero messo in luce controindicazioni industriali e finanziarie. Il dossier sulla scissione resta tuttavia al momento l'unico sul tavolo degli interessati, così come sembra anche l'unica proposta in grado di sciogliere il nodo Gemina, la Finanziaria che fa capo alla famiglia Romiti, ma nella quale sono presenti la gran parte degli azionisti dello stesso gruppo Rcs, da Pesenti a Pirelli, da Generali a Edison, allo stesso Ligresti (attraverso Fonsai) che da mesi preme per entrare nel patto di sindacato di via Rizzoli con la sua quota del 5,1%. La Gemina, secondo alcuni dei suoi stessi azionisti, avrebbe necessità di un miglior equilibrio finanziario, da qui l'ipotesi di uscita o in alternativa discesa in Rcs. A un mese dalla scadenza del sindacato - che dovrà essere rinnovato il 1° luglio e disdettato entro il 30 giugno - la soluzione appare più che mai lontana, anche se i contatti tra i grandi soci sono costanti e da più parti viene sottolineato un intento comune: quello di assicurare alla holding che controlla il Corriere della Sera «stabilità ed equilibrio, anche attraverso la pluralità di azionisti». Ed è proprio quest'ultimo l'aspetto sul quale sono puntati i riflettori e sul quale si registra al momento un impasse che ha portato a ipotizzare la soluzione del patto-fotocopia, cioè di un rinnovo senza cambiamenti in attesa di una schiarita. E da chiarire c'è anche e soprattutto la questione dei nuovi ingressi, Ligresti e Della Valle in primis. Un'operazione che sembrava in discesa e addirittura scontata fino a poche settimane fa e che via via è andata invece complicandosi, per questioni tecnico legislative (la legge sull'Opa) e per l'arrivo sulla scena di nuovi attori. Da Francesco Merloni (1%), ex ministro e fratello di Vittorio, che indiscrezioni indicano vicino al presidente di Banca Intesa Giovanni Bazoli, all'immobiliarista romano Stefano Ricucci (2% la quota ufficializzata). Una mossa, quest'ultima, accolta dal salotto buono dell'editoria italiana con sorpresa e qualche interrogativo. In una recente intervista, il giovane imprenditore attaccò apertamente la gestione Romiti e non alzò il velo su alleanze e orientamenti nella partita per il «Corriere della Sera».

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