«Da gennaio il Tfr nei fondi pensione»
Lo ha annunciato ieri il ministro del Lavoro, Roberto Maroni, intervenendo a Montecchio Maggiore (Vicenza) a un convegno sul welfare. Maroni ha precisato che la norma dovrebbe entrare quindi in vigore dal 1° gennaio del prossimo anno. Un passo indispensabile, ha osservato il ministro, «per impedire che i giovani che hanno iniziato a lavorare dal 1996 abbiano una pensione ridotta del 40% rispetto ai genitori a parità di carico contributivo». «Questa - ha indicato il ministro - è la riforma Dini che ha salvato i conti ma penalizzato fortemente le prestazioni dei giovani». «Come si fa - si è chiesto ancora il rappresentante di governo - a mantenere la pressione contributiva al 32,7% dicendo a chi lavora tu paghi come tuo padre ma avrai una pensione ridotta del 40%. È un atto di irresponsabilità». «Con la riforma delle pensioni si interviene nell'unico modo possibile - ha spiegato Maroni - non aumentato il costo per il pubblico, altrimenti i conti non tornano più, mettendo a disposizione dei giovani un secondo pilastro di previdenza, appunto quella complementare». Alla richiesta di quando la delega previdenziale andrà in commissione lavoro della Camera il ministro del Welfare ha risposto: «Bisogna chiederlo alla Camera, al presidente della Camera». Ma ecco che poco dopo il presidente della commissione Lavoro della Camera, Domenico Benedetti, ha dato la risposta: il via libera slitterà molto probabilmente a dopo le elezioni europee. Maroni ha manifestato ottimismo parlando del maercato del lavoro. «Non bisogna sempre essere negativi e pessimisti. Ci sono segnali di ripresa» ha detto. «I dati del primo trimestre di quest'anno - ha continuato - ci fanno sperare che questa brutta fase dell'economia degli ultimi anni possa concludersi». Per il rappresentante del governo, il segnale maggiormente positivo «è quello dell'occupazione». Sul fronte del fisco per il ministro la riforma deve puntare innanziatutto a una riduzione dell'Irap per le piccole imprese. «Noi, come Lega - ha spiegato - abbiamo proposto e chiesto al governo che in sede di attuazione della riforma fiscale e della riduzione della pressione fiscale i primi destinatari siano le imprese attraverso una riduzione dell'Irap e penso soprattutto alle imprese fino a 15 dipendenti. Questo significherebbe aiutare una riprsa che già si intravede». Per il ministro dovrà essere la famiglia la destinataria delle risorse derivanti dalla riduzione dell'imposizione fiscale. «Una delle soluzioni che abbiamo indicato - ha detto Maroni - è l'introduzione del quoziente familiare che distribuisce maggiori risorse alle famiglie in proporzione al numero dei componenti. Un modello già introdotto con successo in Francia dove ha portato anche ad un aumento della natalità». Intanto, ieri il segretario della Cisl, Savino Pezzotta, ha affermato: «Siamo gli unici a dire di non toccare le tasse e non è una posizione molto popolare». Riguardo alle tasse ha affermato: «È un fenomeno strano in democrazia considerare le tasse come un'estorsione dello Stato ai cittadini. Bisogna riaffermare il principio che un sistema di tassazione equo è necessario in democrazia ed è questa la prima battaglia culturale che il sindacato fa».