Fiat, guerra della Fiom alla Fiom
Chiusa la vicenda di Melfi, si sono aperti ora due fronti, a Termoli e a Mirafiori. Sulla situazione di questi due stabilimenti la posizione della Cgil è radicalmente opposta. A Termoli la Fiom ha detto no allo straordinario chiesto dalla Fiat necessario per assemblare cinquemila motori in più, e ha indetto uno sciopero di otto ore per sei turni di lavoro. L'azienda aveva chiesto lo straordinario a fronte di maggiori richieste sul mercato della nuova Panda e quindi per incrementare le scorte di motori 8 valvole. Una settimana fa l'azienda aveva raggiunto un accordo con Fim, Uilm e Fismic, che avevano dato l'assenso allo straordinario dopo aver consultato i propri iscritti. Ma la Fiom si è dissociata da questa intesa e ieri ha proclamato uno sciopero di otto ore per sei turni di lavoro. La mobilitazione inizierà nel terzo turno di venerdì prossimo, proseguirà nei primi due turni di sabato e, a partire da quello notturno, nei tre turni di domenica. Allo stesso tempo però a Mirafiori la Cgil persegue una strategia sindacale completamente opposta chiedendo alla Fiat di dare un ruolo centrale allo stabilimento. In sostanza c'è la preoccupazione che Mirafiori possa essere ridimensionato e quindi si chiede di incrementare la produzione. Anche in questo caso la richiesta sarà accompagnata da uno sciopero. Una no stop di 24 ore a partire dalla sera del 9 giugno. La decisione è stata presa dai duecento delegati di Fim, Fiom, Uilm e Fismic, riuniti insieme in quello che è il più grande consiglio di fabbrica d'Italia. Era dal 1990 che non veniva convocata l'assemblea delle Rsu di Mirafiori e già questo - sottolineano i sindacati - è un segnale di quello che loro stessi considerano la «forza del movimento». L'obiettivo è ottenere nuove produzioni (un modello, un cambio, un motore) rispetto a quelle previste dal Piano di rilancio. Non solo. Viene anche rivolto il solito appello che ritorna nelle dinamiche sindacali anni settanta. I delegati infatti chiamano a raccolta le forze politiche, economiche e sociali di Torino, il sindaco, i partiti, la Chiesa, le associazioni, per effettuare insieme una sorta di occupazione della città: a ognuno chiedono «una parola» sul futuro della fabbrica-simbolo della Fiat e dell'industria italiana, un'iniziativa, una proposta. «L'obiettivo è far uscire Mirafiori dall'insicurezza». Chissà se a Termoli sono d'accordo.