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di FRANCESCO FUSCO SARÀ ancora Maurizio Sella per i prossimi due anni il Presidente ...

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Mentre salgono raccolta e impieghi bancari, mentre migliora il trend delle sofferenze, come si legge sul bollettino mensile dell'Associazione. Ma andiamo per ordine. I quattro saggi che compongono il comitato esecutivo di vertice, e cioè i presidenti di Banca Intesa, Giovanni Bazoli, della Banca del Piemonte Camillo Venesio, della Cassa di Risparmio di Ravenna Antonio Patuelli, e della Popolare di Etruria e Lazio, Elio Fasalli, all'unanimità hanno voluto smentire le voci che davano il presidente dell'omonima banca, Maurizio Sella, in uscita per dissensi in seno all'organismo. Al centro delle indiscrezioni sembravano esserci contestazioni sulla conduzione della politica associativa. Maurizio resterà - se ci permettete il calembour - in sella per altri due anni, il suo ultimo mandato visto che il presidente dell'Abi non può permanere più di quattro bienni. Tuttavia, l'associazione che riunisce gli istituti di credito comunica che la categoria gode di una buona salute, visto che cominciano ad arrivare notizie positive dal settore dopo un periodo certamente non facile. Il bollettino dell'Abi ci da un'immagine di un'Italia che continua a risparmiare, mantenendo stabile la raccolta delle banche a 952 miliardi, ma con un incremento negli ultimi 12 mesi di 60 miliardi, pari a un più 6,74 per cento, composti per 598,5 miliardi da depositi da clientela, e per 353,5 miliardi per sottoscrizione dei obbligazioni. Il dato si riferisce ad aprile, e registra rispetto allo stesso mese dell'anno passato, un più 6,47 per cento di depositi e un più 7,2 di obbligazioni. Le dolenti note per la clientela vengono dal dato del tasso medio corrisposto, pari allo 0,87 per cento, anche se sale a 1,77 grazie alle obbligazzzioni. Anche gli impieghi sono cresciuti, attestandosi a 1.035,5 miliardi, con un incremento del 5,50 per cento, vale a dire con una crescita di 49 miliardi. Il bollettino parla di tassi debitori medi del 4,88 per cento, ma naturalmente questo dato non può riferirsi a conti correnti, visto che i tassi applicati sono molto maggiori. Quidni il dato si riferisce sicuramente alla massa di mutui accesi dalla clientela. Sembra migliorare anche il trend delle sofferenze che a fine febbraio erano di 20,846 miliardi, ma che al lordo delle svalutazioni a febbraio erano ben 51,969 miliardi. La differenza è andata in parte in cartolarizzazioni, in parte in svalutazioni. Ma questo, secondo il bollettino, non ha peggiorato il rapporto fra sofferenze nette e impieghi, scendendo anzi dal 2,11 di gennaio all'1,99 di febbraio. Così come le sofferenze nette non hanno influito sul rapporto con il patrimonio di vigilanza rimanendo a livello di 10,64 per cento.

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