TORINO — Dopo Melfi e Termini Imerese, un altro fronte caldo si apre alla Fiat.

La decisione l'hanno presa i duecento delegati di Fim, Fiom, Uilm e Fismic, riuniti insieme in quello che è il più grande consiglio di fabbrica d'Italia. Era dal 1990 che non veniva convocata l'assemblea delle Rsu di Mirafiori e già questo - sottolineano i sindacati - è un segnale della forza del movimento. L'obiettivo è ottenere nuove produzioni (un modello, un cambio, un motore) rispetto a quelle previste dal Piano di rilancio. Il 10 giugno, con i lavoratori della Fiat Auto sciopereranno anche quelli delle industrie dell'autoveicolo e, tutti insieme, sfileranno in corteo. I delegati chiamano a raccolta le forze politiche, economiche e sociali di Torino, il sindaco, i partiti, la Chiesa, le associazioni, per effettuare insieme una sorta di occupazione della città: a ognuno chiedono «una parola» sul futuro della fabbrica-simbolo della Fiat e dell' industria italiana, un'iniziativa, una proposta. Parteciperanno alla mobilitazione anche numerosi gruppi musicali. Per preparare la giornata, da venerdì ci saranno le assemblee a Mirafiori, a partire dalle Carrozzerie, mentre i sindacati incontreranno i segretari provinciali dei partiti. «Mirafiori deve uscire dall'insicurezza - afferma il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo - deve essere considerata un'opportunità per i lavoratori, per il sistema economico e finanziario, per la città. È una questione paradigma della necessità di resistere al declino industriale». «Nella vita ci sono momenti nei quali bisogna fare delle scelte - osserva Gianfranco Verdini, della segreteria regionale Uilm - e noi vogliamo farla adesso perchè ci sono le condizioni per dare un futuro alla Fiat e a Torino. La città deve avere prospettive oltre il 2006». Per Antonio Sansone, della Fim, «il tema di Mirafiori deve diventare centrale, Torino deve mobilitarsi. Il sindacato lancia un appello ai partiti perchè lo affrontino con spirito bipartisan». Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic, ritiene «non impossibile che la Fiat modifichi il piano di rilancio, ma per raggiungere questo risultato ci vuole un movimento unitario». «Dobbiamo conquistare l'attenzione della politica, delle istituzioni e del Paese a un'emergenza nazionale che ancora non è riconosciuta come tale - sottolinea Claudio Stacchini, responsabile dell'ufficio sindacale Fiom -. Il tifo per l'unità a Mirafiori non è sufficiente, ora serve che ognuno si assuma le sue responsabilità e si batta per dare un futuro a Torino».