RCS, Il «trappolone» di Prodi e Bazoli per mettere fuori i Romiti
Ignoravano che pochi minuti prima in una riunione segreta, avvenuta in un appartamento di Piazzetta Brera si era consumato il destino del loro giornale e degli azionisti di riferimento, vale a dire di Cesare e Maurizio Romiti, e che era stato deciso di far passare nell'area del centro sinistra il maggiore quotidiano del Paese. Il "trappolone" era stato messo a punto infatti pochi minuti prima a due passi da via Solferino, in un appartamento di piazzetta Brera, dove Giovanni Bazoli e Corrado Passera, rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato di Banca Intesa, si erano incontrati in segreto, appunto con Romano Prodi. Era la prima pietra di una costruzione pazientemente curata, proprio da Prodi e dal presidente di Intesa, che oggi, appunto, sta gestendo l'eventuale uscita di Cesarone e della sua famiglia dalla RCS Media Group, convincendo altri azionisti a coalizzarsi perché dal prossimo patto di sindacato, venga fuori un nuovo assetto di comando di via Solferino. Con il suo 1,896 di Intesa e lo 0,875 di Mittel, Bazoli non avrebbe in effetti un peso di rilievo nel patto se non fosse nello stesso tempo a capo di una banca con la quale la stessa Gemina, che tuttavia possiede il 9,187 del Corriere, Impregilo e Aereoporti di Roma, che vedono impegnata la famiglia Romiti devono purtroppo, come quasi tutte le aziende, fare i conti. A pesare nel patto di sindacato vi è in prima linea Umberto Agnelli, che con Fiat detiene il 10,189, e Mediobanca, con il 9,358 dove un Gabriele Galateri pur svincolato da sudditanze verso la Fiat, deve dar conto ad un altro suo azionista di riferimento, Alessandro Profumo, a.d. di Unicredit il quale non nasconde, come peraltro Bazoli, le sue simpatie per il centrosinistra e l'area che fa riferimento a Prodi. E Mediobanca significa anche Generali, che aggiunge il suo peso del 2,536%. C'è perfino chi parla di una "vendetta postuma" di alcuni nei confronti di Cesare Romiti, al quale non si perdona il potere esercitato quando era a.d. di Fiat, determinando l'uscita proprio di Umberto Agnelli dal ponte di comando, così come quella di Luca di Montezemolo dalla Ferrari di allora. Che quest'ultimo e altri vicini a Umberto Agnelli non abbiano dimenticato è stato evidenziato proprio poco tempo addietro, con le prese di posizione polemiche del prossimo presidente di Confindustria e di Carlo Callieri a proposito della marcia dei quarantamila. Sembrava a prima vista solo una scaramuccia. Era invece un segnale che qualcosa stava bollendo in pentola. L'a.d. di RCS Media Group, Maurizio Romiti, al quale abbiamo chiesto il perché di questi attacchi alla diligenza di famiglia declina ogni commento trincerandosi dietro una riservatezza che ormai che i giochi sono scoperti non dovrebbe più aver ragione di esistere.