Alitalia, la Borsa boccia il prestito
Il governo fa un passo indietro. Fini: l'operazione da sola non è risolutiva
La richiesta da parte del supercommissario Gianfranco Cimoli di un prestito ponte garantito dallo Stato per consentire la sopravvivenza della compagnia in attesa che venga messo a punto il piano industriale di risanamento è stata accolta con freddezza dal governo e ha messo subito in allarme Bruxelles. La Commissione Ue vuole vederci chiaro e teme che dietro il prestito si celino aiuti di Stato. Ma anche il governo è poco convinto dell'operazione e sospetta che sia il solito escamotage per non affrontare il problema di petto e rinviare l'inevitabile cura dolorosa. Così dalle dichiarazioni del vicepremier Fini si legge tra le righe un chiaro appello a Cimoli a non fare esclusivo affidamento su quel prestito che «da solo non è risolutivo». Comunque il governo «la sta valutando». Come dire che per salvare l'Alitalia ci vuole ben altro. Il ministro Buttiglione ha indicato la strada da seguire; ovvero se Cimoli vuole ricapitalizzare l'Alitalia deve guardare il mercato. Per cercare queste risorse sul mercato, secondo Buttiglione, serve però che la compagnia «dia la garanzia di un piano industriale serio». Insomma sia ben chiaro che «ricapitalizzare con i denari dello Stato è una cosa che non possiamo fare». Anche le banche sono piuttosto perplesse su un eventuale loro coinvolgimento. L'amministratore delegato di Intesa, Corrado Passera, ha detto chiaro e tondo che un intervento è possibile ma «solo a fronte di un piano credibile di risanamento e di rilancio». Intanto Bruxelles mette i paletti. Gilles Gantelet, portavoce del Commissario ai Trasporti Loyola De Palacio, ha spiegato nei dettagli le condizioni di cui un governo deve tener conto qualora decida di erogare un prestito. A complicare ancora di più la situazione c'è la posizione dei sindacati. Per il Sult e il Cub Cimoli non sta rispettando gli accordi raggiunti a Palazzo Chigi con il governo. Sotto accusa è l'ipotesi della creazione di una holding. Un piano che non piace nemmeno all'Ugl contraria allo «spacchettamento». Tutti questi fattori hanno messo in allarme la Borsa che ieri ha penalizzato il titolo con un ribasso da brivido. L'Alitalia ha chiuso in perdita del 7,07% a 0,221 euro. Ma nella bagarre ieri è spuntata anche l'ipotesi di un cavaliere bianco. Si tratta dell'immobiliarista Matteo Corsini che ha detto di essere promotore di una cordata italo-araba interessata all'acquisto dell'Alitalia. Corsini ha detto che l'intenzione è di creare una newco italiana e garantire che l'Alitalia resti italiana. Corsini era balzato tempo fa per aver manifestato interesse per la Cirio e la Lazio.