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Mediobanca, Bolloré pronto a decollare

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Geronzi: «Non è il momento per la salita degli stranieri». Bloccati anche Tarek Ben Ammar e Dassault

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Un commento che smorza anche i desideri della famiglia Dassault, che nei giorni scorsi aveva anch'essa annunciato il desiderio di una maggiore partecipazione nell'istituzione resa famosa da Cuccia. Come quelli di Tarak Ben Ammar, che giorni addietro aveva detto di essere pronto ad acquisire le azioni che Unicredito e Capitalia dovrebbero dismettere per rientrare nei limiti del 6 per cento. Un commento superfluo, almeno fino a quando non saranno mutate le regole che vincolano i partecipanti al patto di sindacato, e che, così come vincolano le due banche italiane, danno dei precisi limiti alla partecipazione straniera presente nel patto di sindacato, e identificati nel gruppo «C», ponendoli tutti assieme entro un pacchetto complessivo del 10 per cento. Il patto, infatti, è esplicito. Se uno dei componenti il gruppo «C» desidera incrementare la propria partecipazione, dovranno allora essere gli altri elementi dello stesso gruppo a cedere una parte corrispondente delle proprie azioni. E a quanto pare, né Bolloré, né Groupama, Santusa Holding (Banco Santander) né il Groupe Industriel M. Dassault intendono fare un passo indietro. Sia l'articolo 4 g. che il successivo sono chiari, e non consentono vie percorribili in maniera diversa. Ma lo stesso Bollorè è vincolato dall'articolo «F» del patto a un limite, peraltro già raggiunto, del 5 per cento. E pertanto, anche se Bolloré volesse acquistare altre azioni sul mercato, la sua posizione all'interno del patto di sindacato non muterebbe, e il gruppo «C» non potrebbe pretendere più dei 4 consiglieri assegnatigli, dei quali uno «indipendente». Né lui, ne Tarek ben Ammar possono sperare di acquisire azioni dalle due banche Unicredito e Capitalia, perché anche esse vincolate nella scelta degli acquirenti ai quali dovranno cedere le azioni eccedenti il 6 per cento. Dovranno essere comunque delle banche non concorrenti di Mediobanca. Come si vede ci troviamo di fronte a un patto di sindacato blindato, senza scappatoie. Ora Vincent Bollorè per acquistare uno 0,50 per cento, pari a 3 milioni 892 mila azioni, è disposto a sborsare più di 40 milioni di euro senza altro scopo che quello di un investimento finanziario, sperando in un capital gain derivante da un apprezzamento del titolo?

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