Acea fuori dal tunnel, tornano utile e dividendo
Ma, per ora, rinvia la decisione di permettere un maggior peso ai privati, innalzando l'attuale soglia di sbarramento dal 3 al 10%: l'assemblea straordinaria che avrebbe dovuto seguire quella ordinaria che ieri ha approvato il bilancio, e approvare la relativa modifica dello statuto è infatti slittata - su proposta dell'azionista di controllo, il Comune di Roma - al 29 aprile prossimo. Una decisione legata - ha detto l'assessore al bilancio della capitale, Marco Causi sottolineando che è un rinvio «meramente tecnico» - alla necessità di affrontare il tema nel consiglio comunale, dopo il via libera già arrivato dalla giunta capitolina. E, mentre, sale già la presenza dei privati nel capitale sociale con Caltagirone salito al 2,958% dal 2,001% precedente, e Suez Electrabel (socio di Acea) al 2,268%, la società punta a crescere nel core, soprattutto nell'acqua. Sulla possibile acquisizione di una ulteriore quota del capitale di Acque Potabili, «stiamo valutando», ha detto l'amministratore delegato Andrea Mangoni ricordando comunque che la società non sarebbe, invece, interessata alla quota di EnelHydro che Enel ha messo in vendita la scorsa settimana. L'azionista ha comunque invitato a procedere sul cammino della rifocalizzazione, andando avanti sulla strada delle cessioni non core. Dopo un 2002 in perdita (108 milioni di euro il rosso), il bilancio 2004 - approvato dall'assemblea ordinaria - registra un utile di 49 milioni di euro che porterà alla distribuzione di un dividendo di 0,19 euro per azione con stacco della cedola previsto per il 24 giugno prossimo. E l'amministratore delegato Andrea Mangoni annuncia: «Intendiamo tornare a pagare dividendi in modo costante e crescente», dopo che «nell'ultimo periodo agli azionisti era stata negata la soddisfazione che era lecito attendere». La strategia dell'azionista di controllo che detiene il 51% dell'ex municipalizzata quotata in Borsa, prosegue sulle linee del consolidamento intorno alle attività strategiche, elettricità e acqua. Causi ha fatto sapere agli altri azionisti che, relativamente alle partecipazioni non strategiche, occorre «proseguire nell'azione di limatura del perimetro di consolidamento, arrivando alla totale cessione delle quote detenute al fine di dirigere i massimi sforzi aziendali verso l'espansione e il consolidamento delle aree di business strategiche». Secondo quanto si è appreso, fra le partecipazioni non strategiche che Acea si appresta a vedere ci sarebbero una decina di società nonchè la cessione di parte del proprio patrimonio immobiliare nella capitale (ma non del Palazzo Acea in piazzale Ostiense).