Wind, Pompei e top manager a bocca asciutta
Non sono state centrate le previsioni di budget e il titolo non è stato ancora quotato in Borsa
Il nuovo statuto, approvato dall'assemblea del 23 marzo scorso presieduta da Piero Gnudi, non prevede stock option per il management della società di telecomunicazioni controllata da Enel. Il motivo? Nello statuto che recepisce la nuova normativa del diritto societario, si dice che «non si sono verificate le condizioni di esercizio del piano di stock option entro i termini previsti». Il che apre uno scenario non propriamente roseo per Wind. Ma facciamo un passo indietro per capire questa «mortificazione» dei manager. Il 16 novembre 2001 l'assemblea degli azionisti di Wind su proposta del consiglio d'amministrazione approvava il varo di un piano di stock option per il 2001 destinato ai dirigenti Wind e di sue controllate individuati dal consiglio. Il piano prevedeva l'assegnazione di un massimo di 5.232.894 opzioni in favore di un certo numero di dirigenti tra i quali anche l'amministratore delegato Tommaso Pompei. Il piano prevedeva che le opzioni, una volta che si fossero realizzate le condizioni di esercizio, potessero essere esercitate a partire dal 1° gennaio 2004. Il piano in particolare prevedeva che tutte le opzioni assegnate diventassero esercitabili al verificarsi di due condizioni. La prima era l'ammissione alla quotazione in Borsa della capogruppo entro il 30 settembre 2003 e il conseguimento delle previsioni di budget 2002 per quanto riguarda l'Ebitda; oppure, seconda condizione, in caso di mancato raggiungimento di questo secondo parametro, ilpositivo andamento in Borsa del titolo nel corso dell'ultimo trimestre 2003. Nel piano si diceva anche che nel caso di ammissione della quotazione in Borsa entro il 31 dicembre 2002, il 40% delle opzioni sarebbe stato esercitabile anticipatamente. Il cda aveva avuto anche la delega ad aumentare il capitale sociale fino a un massimo di 6 milioni di euro proprio in funzione del piano di stock option. Di queste sono state assegnate inizialmente 3.872.910 opzioni a 149 destinatari e successivamente il 17 gennaio 2002 il cda ha deciso di attribuire all'amministratore delegato la delega per l'assegnazione ai dirigenti di Wind di opzioni fino a un massimo di 6 milioni. Ma i manager sono rimasti a bocca asciutta non solo perchè non si è verificata la condizione della quotazione in Borsa ma soprattutto perchè non sono stati centrate le previsioni di budget 2002. Tant'è che nel nuovo statuto viene eliminato l'articolo che prevede per il cda di aumentare in una o più volte il capitale sociale fino a un massimo di 6 milioni di euro «mediante emissione di 6 milioni di azioni irdinarie del valore nominale di un euro ciascuna, riservate ai dirigenti Wind, mediante offerta in sottoscrizione a pagamento a un prezzo di emissione di 22,46 euro di cui 21,46 euro a titolo di sovrapprezzo». Nel commento al nuovo statuto si dice che «non si sono verificate le condizioni di esercizio del piano di stock option entro i termini previsti». Altra novità del nuovo statuto è che viene previsto per ciascun socio il diritto di recesso dalla società. Nel vecchio testo si stabiliva che le azioni al portatore potessero essere convertite in nominative e viceversa.