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Alitalia fa rotta obbligata verso la scissione

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Il governo pensa a sgravi fiscali come soluzione ponte fino a settembre. Poi la cura drastica

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Il piano su cui continuano a susseguirsi smentite che sono però solo cortine fumogene per evitare al titolo una rovinosa caduta, è di fatto allo studio della compagnia e potrebbe essere esaminato nel cda di martedì prossimo. Anche il governo sarebbe d'accordo purchè, ed è questo il veto della Lega e di Alleanza Nazionale, non si vada ad una svendita mascherata da fusione con un'altra compagnia nazionale. Gli esuberi sono di fatto 5.500 invece dei 2.700 indicati nel vecchio piano dell'ex amministratore delegato Francesco Mengozzi. Con la bad company potrebbero essere gestiti meglio. La condizione per uscire dalla crisi è che l'Alitalia alleggerisca l'organico da 20.000 a 15 unità. La cura è dolorosa e con le elezioni europee alle porte non è escluso che prevalga una soluzione-ponte in grado di traghettare la compagnia fino a settembre quando si abbatterà la scure. Il governo infatti sta studiando come intervenire sui requisiti di sistema. I 120 milioni di euro di sgravi fiscali servirebbero solo a pagare gli stipendi da qui a settembre e a evitare che la compagnia sia costretta a portare i libri in tribunale con le perdite oltre un terzo del capitale. Ma la strada dei requisiti di sistema è tutt'altro che facile. Bruxelles è più che mai vigile e potrebbe bloccare quelli che si prefigurano come aiuti di Stato. Questo spiega la difficoltà di Palazzo Chigi nel prendere una decisione. Intanto i sindacati stanno intensificando il pressing sul governo perchè intervenga. Lunedì Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Sult di Roma e del Lazio hanno convocato un'assemblea generale che si svolgerà dalle ore 13.00 alle ore 17.00, presso l'aeroporto di Fiumicino e non è escluso che ci possano essere ripercussioni sui voli. La situazione si complica anche all'interno dell'azienda. Con le dimissioni di Roberto Palea, il consiglio di amministrazione di Alitalia si è assottigliato di nuovo ed è sceso a quota 9 consiglieri dai 17 dell'era Cempella. Palea ha spiegato la sua uscita dicendo che «il governo, il sindacato e le altri parti interessate non hanno adeguata consapevolezza della gravità e dell'urgenza della situazione» della compagnia. Il numero dei rappresentanti del board della compagnia era tuttavia già sceso in occasione dell' assemblea di maggio dello scorso anno quando, proprio con la nomina di Palea, ultimo ad essere cooptato in cda, i consiglieri erano passati da 17 a 11. Il nome di Palea era stato indicato dall' Imi, come candidato in rappresentanza di tutte le banche azioniste della compagnia, di cui controllano circa il 2% e in cui Banca Imi possiede lo 0,5%. L.D.P.

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