E ora l'Alitalia verrebbe divisa in due
Un chiarimento nella maggioranza ha infatti spazzato via dal campo le ipotesi che circolavano da tempo di svendita della compagnia o di costituzione di una bad company nella quale far confluire passività e personale in esubero, per altro rilanciate nei giorni scorsi dal Ministro del Welfare. «L'idea di una best company per l'Alitalia non ci appartiene» ha tagliato corto ieri il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, mettendo a tacere lo stesso ministro delle Attività Produttive Antonio Marzano che aveva detto invece che l'ipotesi era allo studio dell'azienda e sarebbe stato sottoposto al governo. La schiarita sul futuro di Alitalia è arrivata dopo il consiglio dei ministri. Il primo a smentire l'eventualità dello spezzatino è stato il ministro delle Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, annunciando una riunione di governo che si terrà dopo Pasqua, giovedì. Poi è intervenuto Maroni, il primo ad aver riportato alla ribalta, lunedì, le ipotesi sull'esistenza di progetti di svendita e ricostituzione di una nuova Alitalia. «L'Alitalia deve rimanere integra. Non esiste nessuna ipotesi di dividerla in una best-bad company. Si deve solo decidere sui cosiddetti requisiti di sistema. La situazione è chiara, manca solo una decisione formale del governo, decisione che ci siamo impegnati a prendere la prossima settimana per garantire un futuro adeguato alla compagnia» ha precisato il ministro. Maroni ha definito quella della best-bad company una «soluzione sbagliata», frutto di «divagazioni che la Lega intende contrastare perchè favorirebbero solo alcuni investitori», di cui però Maroni non vuole «fare i nomi». Comunque, conclude, «non è quanto concordato nella maggioranza di governo e con i sindacati». La soluzione bad company modello Swissair è stata bocciata anche dal presidente della compagnia, Giuseppe Bonomi. Giovedì, dunque, i ministri interessati si riuniranno per mettere a punto il decreto sui requisiti di sistema. L'obiettivo è reperire circa 200 milioni di euro per il settore, di cui più di 100 dovrebbero interessare la ex compagnia di bandiera. Al vertice di giovedì il governo dovrebbe dare l'ultima limatura al piano di intervento che dovrebbe andare poi ad un successivo consiglio dei ministri, verso la fine del mese. Intanto l'arrivo dei requisiti dovrebbe sbloccare anche l'accordo con i sindacati che, con gli interventi del governo, con misure di sostegno al reddito e di mobilità interna ed esterna, potranno puntare ad una riduzione dei 1.500 esuberi previsti dal vecchio piano. «C'è assoluta necessità di recuperare produttività» da parte di tutti, ha detto Bonomi, secondo il quale «incidere sul costo del lavoro non è un imperativo categorico». Dunque, secondo il presidente di Alitalia, è possibile evitare esuberi «in teoria, rielaborando il piano industriale partendo dalle prospettive di sviluppo industriale».