Lazio, 4 azionisti per l'aumento di capitale
Ricucci: «I 120 milioni da Bnl, Ligresti, Magiste e Capitalia più i tifosi. Merloni non entrerà»
Si delineano le mosse finali per far decollare il decisivo aumento di capitale. Ieri il Cda biancoceleste s'è riunito negli studi del notaio Gilardoni: fissato il prezzo di emissione delle nuove azioni. Si andrà da 0,60 a 1,00, questo il range indicato dal consiglio, con la banca Finnat Euroamerica chiamata a esprimere un parere finale sulla congruità della forbice. Ore decisive, come detto. Capitalia, grande regista del trapasso dall'epoca Cragnotti alla gestione Baraldi, fino all'insediamento del nuovo management, dopo aver agevolato la ristrutturazione del debito-Roma, ora potrebbe cercare una via di fuga, parziale, per i problemi della Lazio. Che non ha asset patrimoniali da dismettere, né azionisti con cui trovare accordi economici. Quindi l'intervento dell'istituto di credito si configurerebbe con una conversione in azioni di parte dell'esposizione vantata nei confronti del club (pari ufficialmente a 19,1 milioni): sarebbe così incrementata la partecipazione della banca nella società, al momento equivalente al 5,76% del capitale. Stefano Ricucci, azionista con il 3,19%, ieri presente al convegno Confindustria a Milano, traccia lo scenario più vicino alle istanze della società: «La grande forza della Lazio sono i suoi tifosi che rappresentano l'80% del capitale, il resto è in mano agli azionisti Bnl, Magiste, Ligresti e Capitalia». Come a dire, andiamo avanti così. Senza Merloni, «questa ipotesi non c'è mai stata», enfatizza Ricucci (anche se la società proverà a far convertire in azioni circa 8 milioni di interessi pregressi vantati dal re degli elettrodomestici nei confronti del club), e senza la cordata di San Marino. La lettera inviata dall'avvocato Riccardi, con richiesta d'incontro, è stata snobbata: il presidente Longo ha commentato con «non diamo retta alle cavolate» e con un più esaustivo «evitiamo speculazioni di chi non ha capacità per incidere sulla storia di questa società». È chiusura, insomma. Non si crede alla pista-Bertarelli, che per rivincere la prossima Coppa America ha stanziato 100 milioni di euro. Proprio quelli che servirebbero alla Lazio. La società non si siederà al tavolo con la cordata (che ha un investitore alberghiero anche in Romagna), non andrà a scoprire la carta. E i tifosi sono alla finestra: per capire l'orientamento societario, certo, ma anche l'entità dell'investitore nascosto dietro la cordata, che, ufficialmente, parla di «imprenditore d'oltralpe». Intanto i giocatori sono pronti, dopo aver ricevuto due mensilità arretrate (quelle che bloccavano l'adesione al piano-Baraldi) a fare un passo avanti con la società. Tornare a trattare quella pendenza, cioè cinque mesi del 2002, circa 10 milioni, con un'idea nuova: convertire 1 o 2 mesi in azioni e ricevere il resto cash, con eventuale dilazione. Ieri sera nuova gran galà dell'Apa al Summit: ma i vip-azionisti faranno nascere in settimana una nuova ssociazione. Si chiamerà «Forza Lazio» e sarà guidata da Gian Casoni e da uomini della Polisportiva biancoceleste.