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Lunardi vede nero: «Alitalia vicina al crac»

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Il piano industriale verrà presentato fra una settimana. I sindacati congelano lo sciopero

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Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Pietro Lunardi, ha dato il senso della terra che frana sotto la compagnia, affermando che «siamo vicini» ad un possibile crac tra cinque, sei mesi. Nel salotto della trasmissione «Telecamere», il ministro ha osservato che «è un problema di gestione, ci vuole qualcuno dentro che sappia gestire bene quest'impresa, qualcuno che sappia prendere in mano la situazione, se non sarà troppo tardi». Alitalia si affretta e, chiedendo che ciascuno faccia la propria parte, ha annunciato di poter presentare le linee di sviluppo del nuovo piano industriale nel giro di 7-8 giorni. Escludendo che ci siano le condizioni per il fallimento, l'azienda è convinta che ci siano ancora i margini per salvare la compagnia, ma a condizione che ci siano responsabilità e rigore di azienda, lavoratori e governo. I sindacati hanno accolto il messaggio di fiducia del presidente Giuseppe Bonomi e dell'amministratore delegato Marco Zanichelli e differito lo sciopero che avrebbe paralizzato il trasporto aereo il 5 aprile prossimo e dato un ulteriore segnale negativo al mercato. Che invece, dicono i sindacati, ha bisogno di credere che Alitalia può davvero salvarsi. Un rinvio deciso anche nel rispetto del lavoro del governo che, avrebbero assicurato i vertici del vettore, si sta impegnando concretamente per essere pronto subito dopo Pasqua per intervenire sui requisiti di sistema una volta che il piano sia stato condiviso con i sindacati. I quali, però, vogliono una dimostrazione tangibile, di misure volte allo sviluppo e al contenimento dei costi e interventi a sostegno del settore, perchè altre compagnie aeree sono già fallite. Per salvare Alitalia (il cui titolo ha chiuso ieri con un calo dello 0,49% con un prezzo di riferimento di 0,239 euro), Lunardi avrebbe «preferito prendere il più grande esperto del settore in Europa o nel mondo per dare una mano, una specie di commissario come nel caso di Bondi per la Parmalat». Ma si è deciso, «in modo collegiale, di dare fiducia ai vertici» che «hanno in mano una patata bollente». La drammaticità della situazione «viene da lontano» e l'azienda, secondo il ministro, aveva bisogno «di un piano condiviso e una parziale privatizzazione per potersi poi alleare con Air France e Klm» che certo «non accettano società malate». Alitalia va quindi «risanata e dovrebbe produrre di più in proporzione al numero di dipendenti».

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