Rischio di sanzioni e demolizione
In attesa di questa decisione e nell'ipotesi di una riapertura dei termini, peraltro già annunciata dall'Avvocatura dello Stato, gli esperti di settore consigliano prudenza a chi avesse abusi da condonare. Ecco un breve quadro della situazione: Chi ha già inoltrato domanda: Il termine per aderire scade il 31 marzo. In caso di una pronuncia favorevole della Corte Costituzionale la procedura proseguirebbe senza intoppi e l'abuso, se contemplato dalle fattispecie, verrebbe sanato. In caso di pronuncia sfavorevole ci si troverebbe invece nella condizione di chi ha autodenunciato un abuso edilizio. In questo caso la legge prevede, oltre alle sanzioni, anche, ad esempio, l'abbattimento dell'opera abusiva a carico di chi la ha realizzata. Chi vorrebbe inoltrarla: Occore valutare, appunto, che in caso di pronuncia contraria si potrebbe rischiare l' autodenuncia. Inoltre, da quanto circolato in questi giorni, il Governo starebbe studiando una riapertura dei termini. Cosa si rischia: Il rischio è di ritrovarsi agli arresti domiciliari nella casa abusiva la cui proprietà passa al Comune. Quindi non solo gli arresti (in media da 1 a un anno e mezzo) ma anche il pagamento dell'affitto al Comune, come ricorda Mauro Veronesi di Legambiente. Abbattimento dell'opera: L'ipotesi peggiore è quella in cui si stabilisca l'abbattimento dell'opera. In tal caso l'abusivo non solo dovrà pagare le spese (circa 30.000 euro ad abbattimento il costo a Roma) ma anche ripristinare l'area su cui ha commesso l'abuso riportandola alla situazione precedente. Le pene: La gamma delle pene previste è molto variabile e dipende dalla situazione di chi ha commesso l'abuso e dove lo ha fatto: ad esempio si valuta se si tratta di prima o seconda casa, se è intestata o meno a un prestanome, oppure se si tratta di un reato reiterato o riconducibile a organizzazioni malavitose. Ma anche se l'abuso è stato commesso in zone delicate come, ad esempio, in prossimità di una spiaggia.