Corte dei Conti, Regioni troppo indebitate
Pesa soprattutto la spesa sanitaria e per il 2004 già si paventa il rischio di un deficit di 5 miliardi di euro. Lo ha detto il presidente della Corte dei Conti, Francesco Staderini, nel corso di un'audizione alla Commissione Bilancio del Senato. «Sul fronte della finanza regionale - ha sottolineato Staderini - resta irrisolto il grave problema di consistenti squilibri nelle gestioni sanitarie». Il problema dipende soprattutto dal fatto che le Regioni si trovano a colmare «con risorse proprie un differenziale in gran parte generato da fattori endogeni», come l'invecchiamento della popolazione e la necessità di ammodernare le strumentazioni. Per la sanità nel 2004 ci sarà un aggravio aggiuntivo dovuto al ritardo del rinnovo del contratto di lavoro: peserà per 2,5 miliardi di euro ma complessivamente «le Regioni già paventano - ha detto Staderini - un deficit di circa 5 miliardi di euro, ivi compresi i maggiori costi per gli immigrati non regolarizzati e la mancata ridefinizione del costo dei livelli di assistenza». Il debito complessivo delle Regioni a fine 2003 era pari a 28.958 milioni rispetto ai 14,4 miliardi del 1999; la componete destinata al ripiano delle gestioni sanitarie lo scorso anno ha pesato per circa un terzo sul totale del debito (10,6 miliardi). Per La Corte dei Conti «il capitolo relativo al personale è quello che maggiormente mette a rischio i risultati delle gestioni sanitarie; l'attuale sistema di contrattazione collettiva - ha sottolineato Staderini - non consente tra l'altro di indicare con precisione la copertura dei costi con riferimento ai bilanci delle aziende e delle Regioni che dovrebbero sostenerli». In particolare, ha avvertito la Corte dei Conti nel corso dell'audizione, a rischio tenuta per la spesa sanitaria sarebbero Lazio, Campania e Sicilia. Nel Lazio, è stato riferito dagli stessi magistrati contabili nel corso dell'audizione in Senato, per ripianare la gestione sanitaria si è ricorso alla vendita degli ospedali con un'operazione di lease-back che comporterà un indebitamento trentennale. Per quanto riguarda il debito pubblico complessivo delle amministrazioni regionali e comunali, al netto di quello verso la Cassa Depositi e Prestiti, a fine 2003 era di 51,5 miliardi (+56,4% rispetto al 1999). Ma la privatizzazione della Cassa comporta un raddoppio: «Ai 51.502 milioni sono da sommare - spiega la Corte dei Conti - i 47.490 milioni relativi ai mutui di enti regionali e locali che sono stati attribuiti alla nuova Cassa spa». Quindi a fine 2003 il debito delle amministrazioni locali e regionali è risultato pari a 98.992 milioni a fronte di un importo complessivo della P.A. pari a 1.381.574 milioni di euro.