Sciopero, i sindacati lanciano la sfida
Scuole, banche, uffici postali e ministeri saranno chiusi, autobus e treni fermi per quattro ore. Oltre 50 le manifestazioni previste in altrettante città. «È necessaria una svolta, bisogna cambiare l'agenda delle priorità, servono risorse per sostenere un nuovo ciclo d'investimenti» hanno sottolineato con forza i tre leader di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti in una conferenza stampa, chiedendo che il Paese torni ad occuparsi delle vere priorità. «Mentre si dibatte di calcio con giocatori che ricevono stipendi miliardari - hanno lamentato - vorremmo discutere di disoccupazione e di sviluppo. La mobilitazione generale è più che mai necessaria di fronte al progressivo impoverimento del Paese». La mobilitazione, quindi, proseguirà anche dopo lo sciopero di domani. Oltre alle iniziative in programma, infatti, sono già in agenda le manifestazioni del 3 aprile dei pensionati e del 17 aprile per l'Africa (promossa da sindacati, Comune di Roma, Fao e comunità di Sant'Egidio). Ci sono, poi, quelle del 25 aprile e del 1° maggio, che quest'anno si celebrerà a Gorizia. «Poi valuteremo, non resteremo senza far nulla» ha osservato Epifani, secondo il quale «il governo ha fallito nella sua azione di politica economica». «Stiamo vivendo la più lunga stagnazione della storia della Repubblica - ha denunciato -. Per questo chiediamo una svolta. Non abbiamo segni di un'inversione di tendenza. E c'è uno scarto evidente tra la gravità di questa situazione e un governo che non fa nulla e che non mette in campo gli strumenti adeguati». Senza svolta, sono le previsioni di Epifani, sarà «inevitabile il progressivo impoverimento del Paese. Credo che la proposta avanzata da Cgil, Cisl e Uil sia l'unica in grado di affrontare e risolvere i problemi con equità e coesione sociale». E che il sindacato «non può stare a guardare» ne è più che mai convinto Pezzotta, secondo il quale lo sciopero è indispensabile. A sottolineare la necessità di uno sciopero è anche Renata Polverini, vice segretario generale dell'Ugl. «Siamo convinti che è necessaria una mobilitazione - ha affermato - non tanto per protestare contro questa riforma delle pensioni, che non ci è piaciuta fin dall'inizio, ma per costringere il governo e questa classe imprenditoriale a riflettere sul futuro del Paese per l'aspetto che ci interessa: ripensare la riforma del sistema previdenziale, ingiusta e iniqua». «Prima che di pensioni - ha aggiunto - bisogna parlare di politica per le famiglie, gli anziani, i giovani, allo scopo di discutere seriamente di un percorso formativo di riqualificazione di occupati e disoccupati, anche a seguito della riforma del lavoro, che pone problemi nuovi».