Mediocredito Centrale, utile da record
FinecoGroup è andata invece in rosso soprattutto a causa della ristrutturazione delle partecipazioni
Il Cda di MCC ha inoltre convocato l'assemblea dei soci per il 26 aprile in prima e per il 27 in eventuale seconda convocazione. La crescita dei risultati economici, in linea con il piano industriale della banca stessa, è stata originata - si legge in una nota - da un forte sviluppo delle commissioni nette che hanno raggiunto 124,6 milioni di euro (+70%), contribuendo per il 56% al margine di intermediazione. L'aumento della componente commissionale è stato ottenuto offrendo alla clientela un servizio completo ed integrato, arricchito da nuove operatività, quali advisory e M&A, il capital market e l'attività di intermediazione. Nel 2003 MCC ha infatti partecipato alle principali operazioni del mercato italiano, fornendo assistenza ai maggiori gruppi industriali, quali Fiat, Telecom e Edison, classificandosi così al primo posto tra gli advisor italiani di fusioni ed acquisizioni effettuate sul mercato domestico lo scorso anno. FinecoGroup, controllata di Capitalia, ha invece chiuso il 2003 con una perdita di 40 milioni di euro, a causa soprattutto della ristrutturazione delle partecipazioni e della razionalizzazione di alcune divisioni operative che hanno portato rettifiche e accantonamenti per 130 milioni, di cui 100 di natura straordinaria. È quanto si legge nella nota diffusa al termine del Consiglio di amministrazione, nella quale si sottolinea che le operazioni straordinarie hanno più che compensato la plusvalenza di generata dalla cessione di Entrium, pari a 107 milioni. Il risultato 2003 non è paragonabile a quello del 2002, dato che l'attuale FinecoGroup è nata il 1° luglio 2002 dopo l'aggregazione tra Banca di Roma e Bipop. Il risultato di gestione, tuttavia, evidenzia a livello consolidato un saldo positivo per 35 milioni e risulta in costante miglioramento. Il margine d'interesse, prosegue la nota, è di 91,5 milioni, le commissioni nette si attestano a 200 milioni, mentre gli altri proventi e oneri sono di 95 milioni. I costi operativi sono di 352 milioni, mentre le rettifiche di valore sono di 56 milioni (di cui 4 relativi a Parmalat) e gli accantonamenti di 74 milioni. Gli oneri straordinari risultano di 34,9 milioni, in gran parte legati alla svalutazione dell'avviamento del gruppo Safei. Gli impieghi sono pari a 5.623 milioni, la raccolta diretta si attesta a 3.932 milioni, quella gestita a 45.106 milioni. Le sofferenze nette ammontano a 82,5 milioni e costituiscono l'1,74% dei debiti verso la clientela.